Damon Gough aka Badly Drawn Boy appartiene a quella categoria di artisti che dopo un po' di tempo iniziano a fare paura. Considerando lo spessore del personaggio e l'infinità di idee che devono albergare nella sua mente il timore che possa perdere di vista l'orizzonte è sempre dietro l'angolo. Non c'è nessuna fretta di vedere nelle vetrine un suo nuovo disco.
A fronte di un eclettismo che rimanda senza mezzi termini ai grandi maestri del pop anglosassone, Badly Draw Boy si distingue in questo scorcio di ventunesimo secolo per una prolificità degna di certi autori d'altri tempi. Giunto al quinto disco (compresa la OST "About A Boy", da considerare a tutti gli effetti nella sua discografia) in sei anni, stavolta sembra che il Nostro abbia parzialmente smarrito il filo conduttore che ne aveva caratterizzato, seppur in maniera decrescente, i suoi precedenti lavori.
Detto così, parrebbe imboccata una inevitabile parabola discendente. In effetti, dai tempi dell'esordio di "The Hour Of Bewilderbest" (correva l'anno 2000) la vena artistica si è vieppiù inaridita fino a sfiorare, in questo "Born In The U. K. ", la maniera. Resta inteso che stiamo parlando di uno dei più geniali songwriter usciti dalla terra d'Albione negli ultimi dieci anni e forse è per questo che sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più che non il semplice compitino.
Lo stile sghembo, umorale e obliquo ha lasciato spazio ad un più canonico pop mainstrean, annacquando in parte i modelli originari di riferimento quali Lennon-McCartney, Elvis Costello e spostando la bussola sensibilmente verso Elton John e Billy Joel. Si badi bene, questo appunto non deve essere necessariamente preso a discredito, ma la normalizzazione in atto, che c'è ed è innegabile, non vorrei che in futuro potesse sfociare in un pop sciatto e dozzinale. Per il momento il talentuoso Badly rimane ampiamente al di sopra della linea di galleggiamento in virtù di una classe cristallina che lo contraddistingue anche quando l'ispirazione non lo sorregge a dovere.
Il disco leggermente iperprodotto, non presenta per la verità veri e propri momenti di stanca ma è altrettanto vero che Nick Hornby, ben difficilmente, passerà notti insonni alla ricerca di una eventuale traccia per incrementare le sue "31 canzoni". Mi sento di spendere una parola in più per "Nothing'g Gonna Change Your Mind", classica ballatona pianistica, dove il fantasma di Elton John è molto più che una presenza spirituale.
In definitiva un disco che nel panorama musicale contemporaneo fa la sua bella figura lasciandosi alle spalle gran parte dei mestieranti che attingono alle infinite fonti del pop.
Per quanto riguarda Badly Drawn Boy restiamo in attesa di sapere cosa intenderà fare da grande, possibilmente e glielo dico con tutto il bene che si può volere ad un amico fraterno, senza nessuna fretta.
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