Prima o poi nella vita di uno scrittore arriva il momento in cui si deve scegliere tra un suicidio prematuro o l'isolamento forzato.
Saggiamente Bakin Dmitri ha optato per la seconda opzione.

Classe 1964 Bakin Dmitri esce dall'anonimato letterario nel 1996 con la pubblicazione di questo libro, per poi farvi ritorno e da lì prendersi beffa di noi.
Gli è bastato utilizzare uno pseudonimo (Bakin Dmitri per l'appunto), mandare la moglie a ricevere  per lui l'Anti-Booker Prize direttamente da Mikhail Gorbacëv,  per poter  proseguire la sua vita tranquilla.
Ora pare abbia i baffi, sia un conservatore, ma a pensarci bene tutti i conservatori hanno i baffi, e faccia il camionista.

I motivi di questa ritiro ci sono sconosciuti, ma sono facilmente immaginabili se pensiamo a cosa possa essere l'esposizione mediatica a chi raggiunge la "fama".
D'altra parte, non è di questo che dobbiamo parlare.

Gli otto racconti che formano "Terra D'Origine" sono stati pubblicati nel 2002 dalla minimum fax e appaiono lontani sia geograficamente che stilisticamente dal baricentro  della letteratura contemporanea.
Non hanno nulla infatti della lineare essenzialità stilisitica e men che meno del'ironia post moderna cui ci hanno abituati gli editori  di Minimum Fax. E che caratterizzano il polo commerciale e di riferimento a cui siamo abituati.

In terza persona, con pochi dialoghi secchi e intrecci molto semplici.
Sono intrisi di cupo simbolismo e non  offrono mai  un'unica chiave di lettura.
L'unico denominatore comune  sembra essere un costante senso di straniamento e vuoto. I personaggi passano dal non ricordare nulla della loro vita precedente a  essere in guerra contro tutti.
Con la volontà di recuperare qualcosa di proprio lottano contro entità  sconosciute.
Succede per "Terra D'Origine " dove il protagonista non ricorda nulla di sè e dopo essersi sposato con una sconosciuta cerca di rifarsi una vita con un  baracchino del tiro a segno.  Personalmente mi è piaciuto particolarmente "Il Colmo Dei Colmi" e "Lagoftalmo" rispettivamente penultimo e ultimo racconto.
Tutto è più aderente alla realtà e quindi  più comprensibile.
"Il Colmo Dei Colmi" parla di un convoglio ferroviario, tre uomini e i loro destini: come andrà il loro futuro e a cosa li porteranno i loro traffici.
Ma l'aspetto davvero affascinante non sta mai nelle singole trame.

L'invidiabile talento di Dmitri sta nel saper richiamare , far rivivere, nei suoi racconti un senso di caos e confusione atavica.
Una specie di Faulkner russo.

Alla fine si ha la sensazione che i racconti di Bakin Dmitri (Dmitri Ghennadievich, questo il suo vero nome)   hanno la stessa cadenza malinconica della voce di Skip James.

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