Che siano stati compagni di etichetta di Iggy Pop è già un buon indizio, ma che abbiano fatto tour con i The Mission e i Kiss la dice proprio tutta.
Questa breve introduzione alla band scozzese Balaam and the Angel, attiva dal 1983 al 1989 alla prima tornata, definisce i confini del campo di esplorazione musicale dei tre fratelli Morris, nati nel periodo dei postumi del punk e vissuti in adolescenza quando goth e glam segnavano le coordinate del rock. Sempre in breve, dopo un iniziale EP e tour con i The Cult (bella sintesi di The Mission e Kiss) la Virgin si accorge di loro ed esce The Greatest Story Ever Told, nel 1986. Il successo è garantito perché in terra d'Albione i suoni del post punk e del gothic rock stanno risvegliando anche i morti, e i Morris fanno musica di quel tipo lì. Tant'è che sono ancora discretamente noti nel mondo goth.
Ma non era quella la loro strada.
O almeno, non solo quella. Forse è lo stare vicino a band che fanno suoni più massicci che influenza nettamente i nostri, probablimente Ian Atsbury con il suo carisma si fa sentire sui Morris. Ed è così che i Balaam and the Angel nel 1998 assumono un secondo chitarrista e prendono la tangenziale: via dall'universo dark (ma non troppo), in contromano, pronti a fare un frontale con il genere musicale più in voga sul pianeta. Ed è così che i Balaam and the Angel incontrano l'hard rock dando alle stampe questo divertente Live Free or Die, album che garantì ai Morris & Co. un discreto successo planetario anche grazie al fatto che la tamarrissima e bombastica "I'll show you something special" è finita per diventare parte della soundtrack di un film che da bambino mi divertì moltissimo: Planes, Trains and Automobiles con uno Steve Martin e un John Candy d'annata in grande spolvero e questo rock duro da Sunest Strip a mezzogiorno a fare bella mostra di sé.
E sì, il pezzo che apre questa release è davvero una chicca di stampo nettamente californiano, sembra quasi una speronata in faccia al recente passato. Soprattutto, è un singolo riuscitissmo, folgorante, immediato, intenso, spavaldo. Lascerebbe quasi pensare che i ragazzi abbiamo totalmente cambiato genere. Ma così non è. Nel resto dell'album, il suonato resto sempre quello di una hard rock band ma i temi tornano a farsi spesso cupi e sofferti, ma anche sbarazzini e molto pop, a rimarcare le radici gotiche e, appunto, popolari di una band che - prendetemi con le pinze e con le dovute proporzioni che proverò a delineare immediatamente dopo questa interruzione - potrebbe essere paragonata, per rendere l'idea, ad una band di oggi che ha fatto il percorso inverso, dal glam al goth: i The 69 Eyes ma attenzione!!! Davvero, attenzione. Non ci sono punti di contatto nel cantanto e ce ne sono pochissimi nel suono. Soprattutto, i Balaam and the Angel suonavano in maniera molto più onesta dei finnici che ho appena citato.
Resta il fatto che questo è un album potente, antemico e sui generis che merita sicuramente un chance da parte di chi può essere interessato ai generi in questione.
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