Qualcuno ha scritto che la musica italiana mette in imbarazzo. Bè… non sempre. La musica italiana ha delle sue peculiarità che ne fanno qualcosa del tutto unico e originale… anche se non necessariamente apprezzabile.

Il fatto è che da troppo tempo, le case discografiche in Italia, cercano di riempire i propri scaffali di dischi filo-esteri, andando a caccia di artisti che propongano generi musicali vendibili a qualsiasi latitudine, dal rock all’hip-hop, ma culturalmente nati in certe aree geografiche e determinatisi solo in virtù di precise condizioni socio-culturali. Il rock per esempio, non potrebbe essere nato se non negli Stati Uniti, così come la bachata in sud America. Così, succede spesso che in Italia ci ritroviamo le versioni ‘paesane’ dei Greenday (vedi Finley), oppure di Justin Timberlake (vedi Meneguzzi). Per non parlare delle somiglianze indotte del tipo: i Negramaro devono tendere ai Coldplay o Mondo Marcio deve tendere a 50 cent (e non si spiegherebbe altrimenti il suo mutato e alterato timbro vocale).

Preso atto che certa musica italiana è musica di seconda mano, e le cose di seconda mano, si sa, possono essere passabili, ma non belle, nessuno si stupirà della malandata versione italiana delle riot grrls nord americane… : le Bambole di pezza, niente di più pedissequo già a partire dal nome. Queste simpatiche e furbette ragazze milanesi, a cui non mancano tra l’altro eccellenti collaborazioni e rapporti di amicizia, su tutti Manuel Agnelli, esordirono nel 2001 con l’album “Crash me”. E giusto perché devono interpretare il ruolo delle femministe, il disco non poteva che iniziare con una citazione d’altri tempi: “tremate che/ le streghe son tornate!” … ma calma! ...niente di serio… e ci tengono subito a precisarlo: “ammaliando/ per essere adorate” … e poi tutto un continuo di rime strampalate su melodie artificiosamente punk.

Il resto del disco non differisce da tale schema, e bastano solo i titoli a capire quanto il prodotto sia artefatto e stereotipato: “Peace&Love”, “On the Road”. “Rock‘n Roll”, “Paranoia”, “Stato puro d’odio” … canzoncine orecchiabili con la velleità di trasgredire ad ogni livello… . E sì..! Finiti i tempi in cui le donne scendevano in piazza per rivendicare la parità dei sessi, giungono ora i tempi in cui le donne giocherellano con l’illusione di poter manipolare gli uomini… vedi “La Mantide” : “… se vuoi puoi possedermi, ma poi sarò io ad averti… ” … ma che cosa significherà mai questa frasona filosofica e femminista… ?...certo.. le Bambole propongono interpretazioni molto libere… per non parlare di “Vieni con me” … il titolo dice proprio tutto… è una vera e propria bibbia per il movimento… !

Pensando che qualcuno ha avuto il coraggio, giusto di concepire una cosa del genere, l’effetto è che il femminismo come concetto ne esce sostanzialmente svilito e travisato… fondamentalmente, dopo anni e anni, non è diventato altro che l’istituzionalizzazione e la reintegrazione del ‘vendersi’ … e facendo tutte le riflessioni e le associazioni mentali che possono scaturire ogni qualvolta ci poniamo di fronte a quanto è frutto d’arte, l’unica cosa che mi viene in mente sulle Bambole di pezza è una e una sola…

L’album è vivamente consigliato a quante festeggiano l’otto marzo in compagnia di ex-tronisti. Vere riot!

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