BANDA DI CAVALLI AL PICCOLO TROTTO.
Ripetersi ai livelli migliori non è mai stato semplice per stalloni stagionati, abituati a sgroppare da lustri negli ippodromi. Figurarsi per una compagine esordiente nelle charts, specie se in tempi di vacche magrissime (scheletriche, direi) bisogna dare seguito a un piccolo classico pop\rock\folk quale fu Everything All The Time nel 2006.
L'appartenenza al glorioso tempio di Seattle e alla sua "Motown" ( l'invincibile scuderia Sub Pop, etichetta su cui noi nostalgici e apatici 30enni spendiamo qualche lacrimuccia solo a guardarne il logo..) è riuscita a far guadagnare ai Band Of Horses quella visibilità, di pubblico e giornali, che molti gruppi indie non hanno. Aggiungiamo il loro positivo approccio alla musica e alle cosucce della vita, ed ecco qua la formula magica: un leggero indie-rock dai toni agrodolci, soffici melodie cullanti, repertorio di brani brevi, grande carica struggente, chitarre lucidate in bella mostra, efficaci linee strumentali. Il tutto accompagnato dalla squillante vocalità del leader Ben Bridwell (simile al cantato di James Mercer) e da un suono cristallino, dove coesistono tradizione americana e cultura alternative. Con Cease To Begin i Band Of Horses cercano di ribadire le promettenti impressioni suscitate dall'esordio, senza per questo entusiasmare gli animi; poiché in queste 10 canzoni non si coglie certo la stessa intensità ed ispirazione. Piuttosto, sopra la mia testa s'illumina spesso una pestifera lampadina: "auto-compiacimento". No, non troverete una The Great Salt Lake, e neanche The First Song. Seppur ravvivato dalla portentosa apertura del singolo Is There A Ghost, l'album fatica a trovare un'identità precisa e finisce quindi per limonare con cuori infranti e banalità. Complici la ruffianona No One's Gonna Love You (ovvero: suonare accordi così paraculoidi che in confronto i Coldplay fanno la figura di scienziati del CERN), Lamb On The Lam ( In The City), intermezzo wave-nottambulo vagamente Interpol, e il lento ballatone Detlef Schrempf (in alto gli accendini!). Ad alzare un po' il tiro ci pensano Ode To LRC, country-rock di marca Young\Wilco, gli Shins in volo di Islands On The Coast e l'elettrica Cigarettes, Wedding Bands, parente lontana di She Floated Away degli Husker Du. Chiude il delicato dormiveglia di Window Blues, con un caldo organo ad abbracciare note autunnali.
Conclusione: il barbuto Bridwell e soci hanno svolto un onesto compitino che gli eviterà di darsi all'ippica (come accade troppe volte a troppe giovani band già al secondo tentativo), e Cease To Begin non è esattamente la copia sbiadita del primo album, né un brutto lavoro. Ma resta il dubbio pesante che livellare il proprio stile per allargare l'audience, spostandosi su un versante più "pop" e piacione, non sia tanto un'idea geniale in un mondo di fessi.
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