Questa cosa non doveva succedere, lo sai Enrico? Hai lottato molto contro ciò che ti stava mangiando da dentro ed oggi, nel giorno degli innamorati, prende il sopravvento. E ci lasci così, come una fotografia di un fulmine, in un giorno che rimarrà nella sua rapidità. Nessuna festa, nessuna canzone, nessun sorriso. Te ne sei andato all'alba per andare dove la notte mai cala ed io ero là, a vegliare sul telefono, e trovo la notizia. Una parte di me muore, Enrico: quella parte nata nel 96, quando ancora feto sentii la Banda in concerto dall'utero di mia madre, quando venivo cullato con le vostre melodie soavi, semplici ma trascinanti come un bicchiere d'acqua frizzante, quando andai a vedere te e la tua grandissima band in teatro a presentare le avventure di Ottavio, quando acquistai Scaccianuvole e L'improbabile pensando di trovare nuove gemme ed invece mi ritrovai con un disco troppo scuro e contorto da un lato e dall'altro un lavoro troppo "cazzone" per gli standard del gruppo. Lì ti abbandonai, Enrico, pur continuando a vederti dal vivo, ti abbandonai:dicevo che ormai eri vecchio, che il tuo fisico non poteva reggere più la brezza di quelle serate. Ma mai potrò dimenticare il concerto all'Obihall del 2015, il concerto a Empoli nel 2016, a Terranuova il primo settembre 2017, il giga concerto al Mandela Forum il 7 dicembre 2018. Ma soprattutto non potrò mai dimenticare l'ultima volta che ti ho visto calcare quel palco: primo settembre 2019, il giorno del tuo compleanno. Un anno e mezzo dopo...non ci sei più.
Per la mia vita sei stato un padre che mi ha introdotto alla musica, alla sua magia, al suo eterno alterarsi e a saper palleggiare le parole, dote che ancora mi porto dietro e che continua a crescere ogni giorno che vedo. In questo momento sto ascoltando il debutto della Banda, Il circo mangione, e mi viene dal profondo del cuore dedicarti la tua canzone migliore, a detta sia mia che tua:Ho la testa. La mia prima ninna nanna, il primo canto che assopiva i miei sensi, un brano che è tutto l'opposto di una ninna nanna; un invito a restare svegli, perché il sonno ruba il tempo per poter realizzare qualcosa di grande. Nel tuo ultimo messaggio hai scritto che ormai non hai più rimpianti e che la tua vita è stata una grande avventura: in verità Enrico ti dico che un rimpianto ce l'hai. Te ne sei andato in silenzio, nella tua casa a Fiesole, senza aver dato nessun segnale della tua malattia. Dovevi concederti e concederci un'ultima grande festa, un'ultima suonata prima di dire addio, un finale allegro e festaiolo tipico della Banda. Invece no, hai scelto di addormentarti nella quiete come tanti personaggi hanno fatto e di non suonare più la notte per chi si vuole amare. Tu, Enrico, sei stato un'esperienza: l'esperienza di poter trovare una gigantesca comunità che si raduna davanti ad un palco per poter ballare con la gioia e l'adrenalina la tua musica, che hai composto col buon Finaz e tutta la banda per quasi 30 anni. E di questo te ne sarò per sempre grato. Addio Enrico, vai a suonare le tue canzoni in Inferno, Purgatorio e se possibile anche Paradiso.
Chapeau, Martello

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