No, non fatevi ingannare da una copertina che definire brutta è quasi un complimento, qui siamo in presenza di qualcosa di clamoroso: già nel 1968 Joan Baez, non una qualsiasi, provò a dare un volto femminile alla musica di Bob Dylan con il doppio album "One Day At A Time"; risultato? Buono, molto gradevole ma, ahimè, un compitino abbastanza prescindibile. Trentaquattro anni dopo, nel 2002, ci riprova Barb Jungr. Inglese, ma di origini ceche, la Jungr è una chanteuse di professione, un'interprete di razza legata ad uno stile pop-jazz da cabaret, nella maniera più assoluta non si tratta di un'insulsa patacca neo-retrò ma di un'artista di grande personalità, che riesce a suonare classica ed elegante senza rinunciare a niente in fatto di freschezza, modernità e spontaneità.

Barb Jungr ama profondamente la musica di Bob Dylan, non solo questo in album, ma in tutta la sua produzione si trovano cover dell'Artista di Duluth, e riesce a farla propria in maniera tutta sua: in ognuna delle quindici interpretazioni che compongono questo album si percepisce una passione fortissima, un'emozione autentica e sincera, trasmesse da una voce meravigliosa, un mezzosoprano capace di spaziare da timbriche calde, pastose e sensuali ad altre più limpide e cristalline, con uguale intensità e trasporto, accompagnata principalmente dal pianoforte, occasionalmente da qualche arco e qualche ottone. In "Every Grain Of Sand" si trova un po' tutto Bob Dylan: quello degli anni '60, dei '70, degli '80, dei '90 e dei 2000; grandi classici e brani minori in egual misura. Di questi ultimi brillano in particolar modo "If Not For You" (New Morning-1970) e "Born In Time" (Under The Red Sky-1990), in cui si può apprezzare appieno la bellezza delle melodie, la perfezione assoluta degli arrangiamenti, e soprattutto si tocca con mano la grandezza dell'interprete Barb Jungr, che si approccia all'infinito canzoniere dylaniano senza alcun timore reverenziale ma con l'entusiasmo, con la determinazione di chi affronta una difficile sfida con l'unica intenzione di vincerla.

Con le canzoni di Bob Dylan lei ci gioca, le "sente" sottopelle, le fa proprie con assoluta naturalezza, arrivando a rendere quasi irriconoscibile un evergreen come "I Want You", a rivoltare come un calzino "Tangled Up In Blue", con l'aiuto di un contrabbasso e del fido pianoforte, elevandola ad una nuova dimensione, più spigliata e ironica. "Things Have Changed", la canzone da premio Oscar, diventa un affascinante tango, "Sugar Baby", da "Love And Theft" allora fresco di pubblicazione, si sviluppa lunga e sognante, intrisa in una dolce malinconia, come la più famosa "Not Dark Yet", come l'intensa ed introspettiva "What Good Am I?", meravigliosa perla di "Oh Mercy" del 1989, che si amalgama con antichi pilastri come una vibrante "Don't Think Twice, It's All Right", l'agrodolce ed ipnotica "It's All Over, Baby Blue" e una calda, sensuale love song come "I'll Be Your Baby Tonight". Non ha invece bisogno di particolari stravolgimenti "Ring Them Bells", che si arricchisce di un intenso retrogusto di sapore gospel/spiritual, la stupenda "Is Your Love In Vain?", solo piano e voce, è pura essenza, è poesia cristallina, "Forever Young", grazie all'armonica suona come la più "dylaniana" dell'album, e spicca per brio e leggerezza, grazie anche ai frizzanti vocalizzi di Barb Jungr, infine "Every Grain Of Sand", che si apre con un soffio di vento seguito dal caldo suono di un violoncello, è interpretata con stile quasi declamatorio, e riscopre il lato più spirituale di Bob Dylan con serenità e limpidezza.

"Every Grain Of Sand" è un album che, seppur con notevoli differenze di stile ed approccio musicale, è paragonabile solo ad un altro capolavoro di arte interpretativa femminile come "Famous Blue Raincoat" di Jennifer Warnes, con cui il confronto termina con un sostanziale pareggio; come la Warnes con Leonard Cohen anche la Jungr con Bob Dylan non si limita a svolgere un diligente compitino ma ci mette del suo, in primis ovviamente una vocalità davvero straordinaria, magnetica e capace in più di un'occasione di far correre brividi lungo la schiena; "Every Grain Of Sand" è una gemma preziosa che fa scoprire un Bob Dylan come non l'avete mai sentito.

Per chi invece si accontenta della plastica, beh, c'è sempre questa roba qui, che alcuni dicono sia anche buona.

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