Ricordo di aver visto qualche anno fa un concerto di Barbara Casini in duo con il chitarrista Sandro Gibellini (un altro musicista troppo poco conosciuto dal grande pubblico, di cui forse parlerò in futuro in un'altra recensione). Conoscendo il modo di suonare di Sandro, mi aspettavo un concerto di buon, classico, elegantissimo jazz, e mi chiedevo come la sua "gibson" potesse convivere con la chitarra classica di Barbara. Ebbene, quel concerto fu una rivelazione: non tanto per il chitarrista che già conoscevo e che non mi ha mai deluso, quanto per la protagonista di questa mia recensione.
Il disco "Sozinha", che vede la Casini sola con la sua chitarra, è una perfetta sintesi delle qualità straordinarie di questa interprete: innanzitutto una voce perfetta. Chiara e leggera come vento di primavera, morbida e suadente nel pronunciare parole che sembrano nate solo per quelle note, per quell'umore agrodolce della bossanova. Ma non è solo la voce a colpire e meravigliare: Barbara Casini è una chitarrista raffinata, che nella dimensione solistica può dare libero sfogo ai suoi accompagnamenti ricchi di fantasia e di ritmo, una splendida fusione di canto e musica, una padronanza tecnica eccellente, una naturalezza disarmante.
È difficile scegliere dei brani in particolare, poiché questo album viaggia costantemente su livelli di ispirazione eccellenti. Si capisce fin dalla prima traccia "Tin Tin Por Tin Tin": un ritmo vivace, segnato da quella vena di malinconia che è l'essenza stessa della musica brasiliana, dove Barbara riesce a cantare su registri medio-alti con una dolcezza impossibile da descrivere a parole. C'è anche un classico di Tom Jobim come "Desafinado", la cui interpretazione non ha nulla da invidiare alle artiste autoctone.
È proprio questo un punto su cui porre l'accento: bisogna essere brasiliani per cantare Bossanova? Bisogna essere neri per cantare il Blues? Bisogna proprio essere americani per essere considerati grandi jazzisti? (Eh già, forse in Italia abbiamo dei brutti complessi di inferiorità). Io credo che le esperienze di una vita e la sensibilità di un artista possano ampiamente sopperire a questioni anagrafiche, specialmente in questa epoca che dovrebbe spingerci a sviluppare il lato positivo della globalizzazione: l'immensa ricchezza che può nascere dall'incontro di culture differenti. Forse, una menzione speciale per il brano "Eu te amo": per la voce che ti culla come onde marine, per la melodia fatta per piangere un amore perduto, per vivere fino in fondo quella tristezza colorata di bellezza, per soffrire e rinascere da tale bellezza. Sembra sussurrarti che in fondo, qualsiasi cosa succeda, la vita è meravigliosa.
Genere: Bossanova
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