Questo disco (terzo dei Bardo Pond) esce quando esce "Ten Rapid" dei Mogwai, il che da da pensare: se la masnada di gruppi che oggi fa "cover" dei Mogwai conoscesse pure "Amanita" si accorgerebbe di quanto tutto è relativo e che forse la musica di 15 anni fa andrebba lasciata a 15 anni fa.
Non ce l'ho fatta neanche a pensare di ascoltare Bufo Alvarius, eletto dai più capolavoro dei Bardo Pond, perchè odio in maniera sinceramente prevenuta il concetto di "brano lungo". In pratica dopo le suite dei Floyd che mi sono ascoltato migliaia di volte gli unici pezzi lunghi più tardi che sopporto sono "Recurring Dreams" e l'unico, probabilmente, degli anni '90, "Limerick" tratto da questo disco... a "Limerick" proprio non riesco a resistere; per quanto odi esteticamente e filosoficamente il concetto di brano lungo nel rock, a "Limerick" non resisto...
"Limerick" è una tempesta notturna, un perpetuarsi di onde gigantesche, vorticare continuo dentro l'oceano, vento e acqua e notte, uno dei pezzi più intensi ascoltabili in quel tripudio alla forma inutile che dopo il 1991 è passato sotto il nome di "post rock". Ci ho speso già due righe per dirvi che da solo quel pezzo vale decisamente l'acquisto (e a maggior ragione l'eventuale download) del disco. Disco che per il resto si dipana fra il gran difetto di pretenziosità incalzante (70 minuti di musica; la durata ha sempre un suo perchè), e scelte che invece lasciano il segno: laddove i My Bloody Valentine sono dietro l'angolo, i Bardo pond scalzano sempre verso un'avventurosa psichedelia caratterizzata dall'uso della voce più incompetente, sgraziato, e scarsamente percettibile che abbia mai ascoltato: il che da ad alcuni brani un effetto terribilmente surreale, ulteriormente ribadito da un uso di chitarre e strutture che spesso può pure ricordare assurdi destrutturatori come i Polvo.
Se i Bardo Pond non avessero avuto la pretesa forse assurda di rinnovare il rock (psichedelico) inbastardendo le sue coordinate entro i canoni della sua parossistica formalizzazione, sarebbero una delle più grandi band degli anni '90. Dal mio punto di vista sono compiuti a metà; la metà buona è di proporzioni qualitativamente gigantesche.
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