Il loro album di esordio è un ingombrante colosso di settantadue minuti ed è un capolavoro, niente storie.
Già la copertina è una di quelle che non si dimenticano: la bozza del volto di un disgustoso uomo-rana dalla lingua di sperma (il bufo alvarius è un rospo che secerne una sostanza allucinogena).
Il suono è bello sporco e grezzo, talmente indefinito e grossolano che le chitarre possono avventurarsi nelle cacofonie più psicotiche e nelle scordature più raccapriccianti senza togliere alla musica un'impressione generale di armoniosità. Ed è proprio il quadro generale che conta, non i singoli particolari: spesso capita di perdersi, sommersi da ondate sonore di ignota provenienza, da accordi in pieno dis-accordo; non è chiara la direzione, siamo spersi in una oscura foschia. Poi il disco finisce e ci accorgiamo di aver compiuto un viaggio meraviglioso. Inquietante, impervio, perverso ma meraviglioso.
A volte compaiono sprazzi di luce nella nebbiosa coltre di rumore: "On A Side Street" potrebbe sembrare una Lisa Germano sotto acidi se non fosse per i lancinanti feedback in sottofondo e "No Time To Waste" è un pezzo rock'n'roll quasi classico, ovviamente deformato e deviatissimo.
Di tanto in tanto ci si avvicina alla psichedelia minimalista dei Dadamah; i Bardo Pond però non sono così raffinati, i loro pezzi rimangono sempre delle baraonde allucinate: la musica è sommersa da montagne di rumore, oceani di distorsioni.
E i 29: 15 minuti del pezzo finale, "Amen", sono uno stupore che dura un'eternità. Dagli abissi più remoti giunge un rimbombo disperato; boooooom, boooooom, boooooom, niente batteria, la chitarra echeggia quà e là casualmente e incanta per quasi mezz'ora. Potevano farlo durare un'ora, il triplo, potevano riemprici dieci CD e sarebbe stato lo stesso, un'allucinazione estrema quanto i più grandi sballi krauti.
Il miglior disco del '95? C'è chi sostiene sia "The Bends".
Quello è solo un generico disco di rock alternativo; superiore alla media, forse, ma non ha niente di geniale, niente di sconvolgente. Bufo Alvarius, al contrario, non può lasciare indifferenti: è straordinario, a tratti intollerabile, quasi nauseabondo, imperfetto, ipnotico, esagerato, erotico, marcio dentro, in via di decomposizione.
Leccate anche voi il veleno del rospo.
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