Mi sono avvicinato alla psichedelia dei fratelli John e Michael Gibbons per puro caso. Ci stava questo musicista storico della scena alternative italiana che criticava Piero Scaruffi perché aveva preferito "Bufo Alvarius, Amen 29:15" (Drunken Fish Records) a "The Bends" dei Radiohead (Parlophone). È stato così che ho ascoltato la prima volta i Bardo Pond e che sono diventati uno dei miei gruppi preferiti e che considero (in barba a questa specie di musicista) una delle realtà fondamentali del genere degli ultimi venti anni. Per fortuna si tratta di una band molto prolifica (qualche cosa che secondo molti costituirebbe un difetto) e di conseguenza non mi sento mai lasciato solo. Il 2 febbraio esce il prossimo disco, "Volume 8" (Fire Records), che riprende una serie di registrazioni sperimentali cominciata nel 2000 e allo stesso tempo tiene fede ai contenuti concettuali e musicali del gruppo, ispirati a ricreare quello stato di sospensione meditativa nello spazio vuoto i tibetani chiamano "bardo".

Dalle prime note di "Kailash" riconosciamo immediatamente l'impronta del sound del gruppo di Philadelphia. Atmosfere sintetiche fanno da sottofondo a un suono massivo space-rock psichedelico che si intraccia con il suono del flauto in un incontro ideale tra tradizione e rinnovamento. "Flayed Wish", la ballata acustica "Power Children" ci proiettano invece in una dimensione di carattere meditativo carica di eco e riverberi e di intereferenze e ci aprono la mente a visioni allucinate e cariche di suggetioni acide. "Cud" si può definire un piccolo scorcio di psichedelia blues nello stile classico di Ry Cooder. Ma il corpus del disco è chiaramente costituito dalla traccia conclusiva "And I Will" dove regna sovrana la voce e la solita performance evocativa di Isobel Sollenberger e il gruppo si disimpegna nella costruzione di quelle sonorità psichedeliche monolitiche noise e cariche di furore drone.

"Volume 8" non è il migliore disco dei Bardo Pond e sicuramente non arriverete a considerarlo il migliore disco dell'anno 2018, ma come è sempre accaduto in passato la loro musica costituisce una solida certezza e un solido punto di riferimento che vi guiderà fedelmente nei vostri momenti di incertezza e quando avrete bisogno di ricaricarvi.


  • Almotasim
    6 gen 18
    Recensione: Opera:
    Gruppo molto interessante, mai troppo approfonditi. Su quale album tuffarsi? Bufo, Amanita, Lapsed o Dilate? Tu ottimo, come sempre.
    • sotomayor
      6 gen 18
      Il mio preferito credo sia "Amanita".
    • sotomayor
      6 gen 18
      Però, voglio dire, anche in questo disco qui si riconosce il grandissimo sound del gruppo. Hanno un loro suono tipico che è una specie di marchio di fabbrica. Per questo li considero un gruppo chiave: hanno fatto scuola ma non sono mai stati raggiunti da nessuno in quello che fanno. Per la loro grande bravura, forse proprio Isobel è la variabile impazzita che fa la differenza...
    • Almotasim
      6 gen 18
      Ok, bella considerazione. In effetti sembrano abbastanza un unicum.
  • Recensione: Opera:
    Questi li ho sentiti tempo (molto) addietro.
    Ma mi sembra di ricordare che non mi ricordo gnente-di-nulla.
    Devo smetterla di mangiare risotto alla falloide.
    • sotomayor
      6 gen 18
      Secondo me potrebbero piacerti Sfascia, perché sono molto devastanti e probabilmente anch'essi dediti alla demolizione dei rottami (cioè i loro ascoltatori).
    • Mi sembra cosa buona e giusta.
  • ALFAMA
    6 gen 18
    Recensione: Opera:
    Si, ma dopo aver ascoltato un buon loro lavoro, non mi hanno lasciato lo stimolo per approfondire.
    • sotomayor
      7 gen 18
      Probabilmente i più citati Bufo e Amanita potrebbero soddisfarti.
  • Festwca
    6 gen 18
    Recensione: Opera:
    I loro dischi sono spesso dei pesanti mattoni, alla fine ritorno sempre al primo Bufo Alvarius
  • CosmicJocker
    6 gen 18
    Recensione: Opera:
    Per me bufo e amanita (e un gradino sotto lapsed) sono i lavori migliori..(per non parlare del progetto hash jar tempo con Montgomery)..negli ultimi anni però mi pare che la loro creatività giri in tondo senza sfociare in nuovi orizzonti..comunque a questo disco darò sicuramente un ascolto..
  • sotomayor
    7 gen 18
    Recensione: Opera:
    Sicuramente per lo più le loro opere sono sempre solo strumentali e difficilmente variano dal tema principale. Interessante questa pubblicazione per lo scorso record store day: Curanderos | Bardo Pond
  • proggen_ait94
    5 set 18
    Recensione: Opera:
    La prima e l'ultima traccia valgono il prezzo del biglietto

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