Arriva prima o poi nella carriera cinematografica di un grande attore, l'occasione di interpretare un malato o comunque un personaggio affetto da disabilità. In questo "Rain Man" dello statunitense Barry Levinson, il compito di dare vita ad un autistico è toccato a Dustin Hoffman, premiato per la sua interpretazione con l'oscar.
L'assicuratore automobilistico Charlie Babbitt (Tom Cruise) dopo la morte di suo padre, spera di ereditare l'immenso patrimonio. Scopre invece che i beni sono destinati a suo fratello, che prima di allora gli era sconosciuto. Nel tentativo di accaparrarsi metà del denaro, Charlie instaurerà un vero rapporto, di amicizia e d'affetto verso il primogenito Raymond (Dustin Hoffman).
L'opera, una delle più famose del regista, è una sintesi perfetta di un modo di intendere cinema puramente "classicista". Niente riferimenti politici, niente polemiche. In primo piano ci sono i sentimenti sia nella loro complessità, sia nella loro semplicità. Levinson racconta, con grande pulizia tecnica, una storia commovente ma allo stesso tempo imperniata di ilarità, riuscendo a toccare il cuore dello spettatore anche con una certa dosa di ironia. Il rapporto tra i due fratelli è al centro della pellicola. Se è Raymon ha dover guadagnare insegnamenti da suo fratello, alla fine della vicenda sarà lo sfrontato Charlie a cambiare atteggiamento. La vicinanza di un fratello e per di più affetto da autismo, lo avvicinerà maggiormente alle vere difficoltà quotidiane. Sempre preciso nella caratterizzazione dei personaggi il film cala alla distanza a causa di una sceneggiatura che si nota scritta esclusivamente per commuovere. Si riprende invece nella parte finale, soprattutto nelle due scene madri della pellicola: il ballo tra i due fratelli e il bacio con Susanna (la nostrana Valeria Golino).
A fare di "Rain Man" un film tipicamente hollywoodiano, ci sono i buoni propositi morali, il mostrare la pena che ci fanno i portatori di handicap. Ad affiancare queste "buone" qualità c'è la solita e avvincente colonna sonora di Hans Zimmer, l'ottima interpretazione degli attori, la fotografia "on the road" e la messa in scena di una storia "per tutti". Inevitabile quindi il successo per un film che nel 1988 ha fatto gridare al miracolo. Nonostante le critiche sul "buonismo", che nel bene e nel male è presente nella pellicola, "Rain Man - L'uomo della pioggia" è un film che ha saputo conquistare le platee mondiali grazie ad un'impalcatura semplice ma assolutamente valida e toccante.
4 Premi Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore protagonista (Dustin Hoffman) e miglior sceneggiatura originale.
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