Di tanto in tanto agli inizi degli anni '80 l'azienda dove lavorava mio padre forniva ai dipendenti biglietti per il cinema. E così che un giorno il mio procreatore torna a casa con due biglietti per l'Adriano, una sala a piazza Cavour dove nel 1965 suonarono nientepopodimeno che i Beatles, e me li offrì. Mi fiondai sulla pagina dei film in programmazione sul Messaggero e appresi che proiettavano Conan il Barbaro.

In quel 1982, con i miei 14 anni, due giorni dopo andai al primo spettacolo a vedere questo film "vietato ai minori di 14 anni". Nel 2018 in una sala di Praga hanno tenuto una rassegna di vecchi film tra cui questo. Ci andai, deciso, con tutta la famiglia, moglie e figli. A distanza di 36 anni l'impatto è rimasto intatto...

Rimane in assoluto uno dei film preferiti dal sottoscritto e la musica è la colonna sonora per eccellenza. La perfezione dimora nei passaggi che Basil imbastisce come se fosse stato lì presente nel chaos della barbarie e tramuta in essenza l'azione, quei corni francesi fanno strabuzzare le interiora di uno sbudellamento nella loro immediatezza. Parliamoci chiaro, il primo Conan con un blasonato Mister Universo (grande Schwarzenegger!) riesce a scatenare reminescenze in ognuno di noi e la musica è il catalizzatore di remoti vissuti dove getta una corda per continuare la salita: "Le prove che superi ti rendono più forte", e non la meniamo troppo con Nietzsche, ognuno ha il suo livello.

Già dal primo pezzo, Anvil of Crom, quando forgiano la spada, partono i brividi che non ci lasceranno più. Tamburi, fiati, trombe, violini, gong, ritmano un massacro di esaltazione ultraterrena. La radice non identificabile della musica ci libera e non crea appigli lanciandoci in insondabili ere antidiluviane. E pensare che De Laurentiis e la produzione avevano all'inizio optato per una colonna sonora hard rock. Penso che sia stato solamente per la volontà di Milius e per la sfida che Basil Poledouris ha affrontato epicamente, e mettiamoci pure una congiuntura di astri favorevole, che il progetto si è concretizzato.

È chiaro che la musica composta era già in Basil e nel bagaglio animico che lo ha fatto ritrovare in America, ma il nome antico gli è rimasto. Dall'altra parte il regista vichingo avallava con colpi di scure (a doppia lama) visivi l'eternizzazione che la sorprendente musica avrebbe portato. Evocativo all'unisono con le immagini risulta dunque il flusso sonoro. Tutto si concretizza in funzione della musica, tutti i movimenti sono subordinati alla colonna sonora che ci racconta il lato oscuro della barbarie. Attraverso i suoni celebrativi ci ritroviamo a dire: "C'ero anch' io!" Si e t'hanno staccato il braccio con un fendente... C'è una classicità preatlantidea nelle sinfonie come nelle riprese, materiche e solenni come se non ci fosse un domani. Arnold è Conan!

Quando vuoi abbandonare la tua meditazione per esigenze motorie, ricordando che la reincarnazione comporta l'uso degli arti, ci torna essenziale fare uso dell'epica precivilizzata di Robert E. Howard: crani fracassati, clavicole polverizzate, arti recisi, budella al vento, ma anche introspezione delle paure: puliamo e affiliamo la nostra spada aspettando vigili la morte.

Invisibili parassiti spingono a massacri necessitando per nutrimento il sangue umano. Troppo giovani per sottrarsi al plagio della violenza cerchiamo di mitizzare virtù di coraggio e giustizia: diventare Re solo con le proprie forze. Il segno della sofferenza e del dolore tracciano il destino di Conan: il massacro, la ruota, il sangue, la libertà, la vendetta, l'amore, la morte, il ritorno dall'Aldilà: guardare l'orizzonte, vedere la propria mano poter ancora chiudersi a pugno, sentire il sangue scorrere, recuperare sicurezza avendo la spada sul fianco.

Dubbi e paure non trovano più posto: è ora della vendetta, la grande ruota della fortuna ha pagato salati biglietti per la tribuna vip e vuole assistere ad un bello spettacolo. Noi con loro non rimarremo delusi. L'impari lotta galvanizza l'impresa, la vittoria è applaudita dall'Aldilà. Le froge dilatate dei cavalli al galoppo nell'imminenza dello scontro come i cavalli scolpiti da Fidia sulle metope del Partenone, ora al British Museum perchè rubate dagli inglesi.

Le esaltanti composizioni senza tempo di Poledouris scandiscono magistralmente la storia. Valeria ritorna, dea dorata, e offre il suo servigio: "Non volevi vivere in eterno?" Conan recupera la posizione e affronta il gigante spezzandogli quella spada forgiata ad inizio film da suo padre. Il colpo definitivo è sancito dal fiotto di sangue (annesso rumore liquido) che irrompe sullo schermo col cimmero sfuocato sullo sfondo. La debolezza è lavata, la spada dei Padri è ritornata dentro di noi, siamo pronti ad affrontare faccia a faccia quel serpentaccio di Thulsa Doom... Questa è epica, questa è leggenda, questa è catarsi, CROM!... che brividi.

E poi nel 1983 papà ci fa lo scherzetto di morire ...e i brividi che non sono stati più gli stessi. Mi manca...

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