Quando ci si alza la mattina, moltissime persone indossano una maschera. Questa permette di essere accettati dalla gente, di potersi esprimere senza però mostrare la propria vera natura, forse dovuta alla paura di essere derisi per le proprie idee, forse per il terrore di correre dei rischi o forse, semplicemente, per convenienza.
Nella musica avviene lo stesso: con gli anni una band viene catalogata, indipendentemente dal genere, e le uscite discografiche del gruppo in questione vengono circoscritte in una determinata categoria, dove i fruitori del genere comprano a scatola chiusa. In poche parole: si preferisce ripercorre la vecchia via che si è traccia rispetto a battere nuove strade e i cambiamenti, di solito, saranno brevi deviazioni e non esplorazioni di mondi sconosciuti.
Ci si mostra per come la gente vuole vederci, non per come si è veramente.
Ma, nella realtà come nella musica, esistono degli spazi dove una persona può rifugiarsi quando la maschera che indossa è diventata quasi soffocante e, gettandola, può dire :"Ecco, questo sono io". Bass Communion è il progetto di musica elettronica/ambient/drone (totalmente strumentale) di Steven Wilson, leader dei Porcupine Tree.
Il side-project, nato nel 1998, ma che era da sempre nella natura di Wilson (vedasi il brano "Light Mass Prayers" contenuto in "Signify"), è diventato ben presto l'oasi segreta del folletto inglese, dove può abbeverarsi alla fonte della creatività senza remore, senza pensare ai contratti, alle vendite e alle costrizioni che gli vengono spesso imposte dal genere della band madre. Un posto dove il nostro Steven si è rifugiato spesso negli anni (ben 25 tra album, EP e collaborazioni) per scampare alle pressioni - o alla routine di pubblicare solamente determinate sonorità.
Qui, a dispetto dei Porcupine Tree, gli acquerelli usati hanno tinte dai colori più disparati (anche se spesso è il nero a dominare) ma, quel che emerge, è un musicista che si esprime nella totale libertà artistica. Il disco in questione ("Litany") è un breve EP, pubblicato nel 2009, dove all'interno troviamo solamente un brano musicale suddiviso in due tracce dalla durata totale di 23 minuti. La musica qui proposta è ben descritta dalla copertina: un paesaggio triste e desolato, dove a dominare è un cielo grigio e freddo, mentre in lontananza si sente il canto celestiale, ma malinconico, di voci femminili: novelle sirene che provano ad ammaliare gli intrepidi naviganti di questo mare di tristezza. Un album "notturno", da ascoltare con le cuffie stando sotto le coperte del proprio letto, magari mentre fuori soffia un vento gelido.
Un side-project che sorprenderà gli amanti degli ultimi Porcupine Tree, che faticheranno a riconoscere Wilson dietro a questa musica ma che, ci mostra, un lato (oscuro) del musicista inglese a volte tenuto nascosto. Se il progressive nasce per la mente, questa è musica per i sensi: chiudere gli occhi, far tacere il mondo che ci circonda ed essere trasportati in uno nuovo.
Da provare.
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