Ogni artista che si rispetti ha delle opere di riflessione, nel quale lascia stare tutto per darsi all'intimismo e cercare risposte dentro se stesso, la propria arte e il proprio palcoscenico. È il caso di Bassi Maestro, veterano e king dell'hip hop milanese, rapper iperproduttivo che esce con la media di un cd all'anno.
Di dischi ne ha fatti molti, a mia detta i migliori sono stati: Contro Gli Estimatori, Background, Classe '73 e questo capolavoro: Hate. Bassi ogni tot di opere, ne concede una alla riflessione: Background ne è un esempio, ma questo Hate è lampante. Il rapper, che naviga sui 33 anni, dedica un intero cd all'hip hop italiano e non, celebrandolo dal di dentro. Sullo sfondo delle sue vicende intimistiche, si muovono le sorti dell'hip hop italiano, sempre più alla deriva verso uno sfruttamento commerciale e una faida tra rapper che dall'essere una scaramuccia rischia di diventare pian piano un fastidioso caso dell'hip hop nostrano. Tra queste situazioni si svolgono vita morte e miracoli del vecchio Bassi. Questa è la trama di Hate, dove non ci sono featuring e i titoli sono tutti in Inglese.
L'"Odio" di Bassi è linfa per la sua respirazione lirica, è benzina per il suo fuoco musicale. Basi un pò americane, gangsta, alle volte che richiamano l'old school (come in "Dedicated") accompagnano la tecnica del Maestro alla perfezione. Splendide, tra le varie, "Dedicated", dedicata, appunto, all'hip hop, dove Bassi ripercorre la cultura black in Italia e la sua nascita e carriera da rapper, nominando mostri sacri del HH nostrano e made in USA; sempre dedicata all'hip hop la splendida "B. Y. H. (Bang Ya Head)"; splendida anche l'intima "What I Am", il brano che da titolo e significato al disco "Hate", "Keep Ya Head" amara e dedicata ad un anonimo giovane rapper che ha abbandonato l'ambiente per vendersi, lasciando l'amaro in bocca a chi artisticamente lo stimava davvero come il Bassi e "Fibroga, Supa e tutto il comitato" (si parla di Mondo Marcio?). Il pezzo forte del disco è "Pop Music", testo duro, lirica magistrale e base potente, parlano di discografia italiana, che altri non è che una brutta copia della discografia americana, in mano alla mafia di pochissimi ai danni dell'arte dei molti. Il brano è uno dei migliori degli ultimi tempi: sincero, anche autocritico, polemico, inquisitorio, giusto e onesto. Altro gran bel pezzo è quello che chiude il cd: "You", base nostalgica e più melodica, splendida, non esistono aggettivi per descriverla: lirica perfetta, testo meraviglioso. Ancora amara, si parla di un sogno spezzato, un'amicizia in decaduta, un mondo di merda e la forza dell'amicizia che tiene un uomo legato alla propria vita, tutti quei tu e voi che ci tengono vivi, che ci danno forza, passione, rabbia o odio. Amore e quant'altro, tutto commestibile per l'arte, un'arte pura, grezza e intima. L'arte di Bassi Maestro. Brani più leggeri danno un tocco di sorriso al disco (come "The Crib", "Pass The MIC" e "Rap Phenomenon"), belli anche i brani non nominati sinora e gli skit strumentali e non (soprattutto "2XCHECK" e "Call It That").
Insomma un gran disco, amaro, rabbioso, intimo, puro e nostalgico; ma anche positivo e vibrante. Un meraviglioso contributo all'hip hop. Ascoltatelo.
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