Per coloro che non hanno la minima idea di chi siano i Bastro, ecco una piccola introduzione: nascono nel 1988, proponendo sostanzialmente Math Rock; il loro primo EP viene prodotto da Steve Albini in persona, successivamente realizzeranno due full-length ("Diablo Guapo", più grezzo e Hardcore, e quesllo che vi sto proponendo, più melodico e sperimentale); mettono la parola fine all'avventura nel 1993, poi alcuni membri andranno a formare il gruppo Gast Del Sol, che a sua volta si sciolse nel 1998, progetto che seguiva e ampliava le sonorità sperimentali lasciate in eredità.

"Sing The Troubled Beast" lascia la rozzezza del precedente disco e si fa avanti a nuove esperienze, nuovi campi musicali e diversa strumentazione. Esce nel 1991, ovvero un anno prima della formazione dei pionieri di questo genere matematico e estremamente ritmico, gli Shellac, e lo stesso anno del capolavoro degli Slint, "Spiderland".

Onore alla creatura di Albini e agli Slint, ma i Bastro non avevano proprio nulla da invidiare a nessuno.

Sebbene abbiano lasciato relativamente poco, questo album rappresenta la loro maturità complessiva.

Riuscire a rendere variegato e colorato un genere come il Math Rock è una missione decisamente ardua. Beh, loro ce l'hanno fatta nel loro piccolo.

In principio, l'assalto è subito implacabile: parte il combo costituito da "Demons Begone" e "Krakow, Illinois", ottime vocalità e veloci e dissonanti armonie puramente Math. Un elogio particolare al lavoro chitarristico e alla batteria per la loro tecnica mostruosa; ancora nulla di sconvolgente però, possiamo dire.

"I Come From A Long Line Of Shipbuilders" comincia con un'ermetica parte spoken word, poi va la scintilla cade su una miccia di dinamite e parte la caotica strumentazione, d'ispirazione Noise Rock più che grezzo e ruggine.

Cambia il clima circostante per un enorme assaggio di quello che poi sarà definito il primo Post-Rock dell'emotiva "Tobacco In The Sink". Che prova, cari ragazzi!

Le successive "Recidivist", "Floating Home" e "Jefferson-In-Drag" sono il ritratto dello sfogo Post-Hardcore, tra rapide cavalcate e momenti riflessivi e atonali.

Altro colpo di scena, i Bastro si immergono in una vasca di deprivazione sensoriale e offrono "The Sifter", un dipinto Musique Concrète.

Ritornano sui sentieri del Math, proponendo un'altra buona prova con "Noise/Star", prima di dare inizio a nuove sperimentazioni: revisitano il brano "Recidivist", con il solo uso di pianoforte e organo elettrico, proponendo una versione inquietante e stonata, navigando ancora su lidi particolarmente Avantgarde.

Dopo l'uscita dell'album, il gruppo rilasciò un disco live maggiormente strumentale, registrato in tour, ma da lì a poco si sarebbero sciolti.

E' un disco da non perdere, meritano di essere acclamati e di avere una recensione. Un grande grazie.

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