Il black metal è stato profetizzato dai Venom, GIUSTO, ma il gruppo che per me ne ha delineato i connotati e la tecnica compositiva sono i Bathory (basta ascoltare, anche di striscio, la musica di Mayhem, Darkthrone, Marduk e Dissection per capire quanto è stato importante il contributo della band svedese), senza togliere nulla ad altri influenzatori della frangia più oltranzista che l'heavy metal abbia mai avuto (Celtic Frost, Slayer, Sodom e Mercyful Fate).
Il leader ed unico membro stabile Quorthon (R.I.P.) è stato un grandioso musicista, non per il suo livello tecnico ma per il suo stato d'animo che riusciva a tramutare in musica, uno stato d'animo colmo di rabbia nei confronti della religione cristiana che, secondo il suo pensiero, ha estirpato il culto norreno dalla Scandinavia, esibendosi, provocatoriamente, con tanto di caproni e stelle a cinque punte per urlare la sua avversità contro il cristianesimo.
Reduce dai successi thrash/black degli anni '80 ("Under the Sign of Black Mark" e "Blood Fire Death") e da quelli viking dei primi anni '90 ("Hammerheart" e "Twilight Of The Gods"), il buon Quorthon dà alla luce due dischi controversi, "Requiem" (1994) e questo "Octagon" (1995), dischi che segnano un abbandono del viking metal sound acquisito negli ultimi anni in favore di un violento thrash metal stile Slayer di "Reign in Blood" e Kreator di "Pleasure to Kill". "Octagon", come il suo predecessore, venne ostracizzato dai fans dei Bathory, accusato di essere scarno del punto di vista sonoro e privo di nuove idee. Ad ogni modo, non lo ritengo affatto il miglior capitolo della band, ma questo disco è di decente fattura ed è proprio la sua registrazione "sporca" a renderlo cattivo e sinistro.
"Immaculate Pinetreeroad #930" apre l'olocausto sonoro sprigionato da questo lavoro, con un Quorthon che urla a squarciagola, sorretto da una batteria dai ritmi indiavolati (é proprio il caso di dirlo) e da una chitarra dalla distorsione quasi incomprensibile. L'intro melodico di "Born to Die" trae in inganno l'ascoltatore con un arpeggio sulfureo di chitarra e dopo circa 30 secondi si trasforma in un violento battito metallico. "Psychopath" è stilisticamente simile al precedente mentre "Sociopath" e "GRCY" riportano la band verso il massacro dei padiglioni auricolari del malcapitato ascoltatore. Segue "Century", un pezzo (diciamo) più tranquillo, "33 Something", il più violento del disco ed anche il più noioso per i miei gusti, e "War supply". "Schizianity" è uno dei miei preferiti, con la sua atmosfera doom che si avvicina ai Black Sabbath di "Master of Reality" e "Judgement of Posterity" torna con il suo martellamento di scuola thrash. Il lavoro si conclude con "Deuce" (cover dei Kiss), molto bella e ben suonata.
Ribadisco che non è il miglior disco partorito dalla mente di Quorthon, essendo mancante di originalità e per certi tratti ripetitivo, ma è pur sempre un passo della storia dei Bathory e se fosse stato, musicalmente, più elaborato avrebbe avuto un applauso più risonante dalla critica e dai loro fans.
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