Ecco i Baustelle, ecco il talento che si fa strada alla faccia della nostra invidia e del nostro stupore. Comincerei dando un voto alto a questo 4° album che hanno intitolato: AMEN. Gli do un bel 8+ che significa che il complesso è ottimo, l’album godibile, stimolante e intelligente ma non perfetto. Quello che mi rende perplesso è la considerevole presenza di idee macabre. Il pensiero della morte sta dappertutto: decesso, omicidio, suicidio, antropofagia, tradimento, depressione, “Al di là”, Dio, Inferno, Satana… un’orgia di idee negative cantata allegramente su uno sfondo “yeye” e su ritmi fondamentalmente riconducibili al “dada um pa”.

Noi siamo il popolo del surf che si gratta i coglioni per evitare l’alone di sfiga che esala dall’insieme baustelliano. Ma non possiamo fare a meno di ascoltarli. Non basta. La cool band di Montepulciano è colpevole di una seconda macchia: la metrica delle liriche si adatta alla musica ad ogni costo, anche quello di violentare gli accenti alla maniera di Max Pezzali. Alcuni versi finiscono con stupefacenti “lo vedò” invece di “lo vedo”, “comodò” invece di “comodo”, tonno in “scatolà” e vuoti a “perderè”. Compaiono anche dei divertenti “indecifrabilè”, “invanò”, “tenetecì”, ”chimicà”. Non posso riportare tutte le parole che hanno

*STUPRATÒ PER RAGGIUNGÈRE I LORO SCOPÌ.*

Però la cosa funziona ed io, che tanto ho atteso qualcuno che d’arte mi stupisse sì come i tre san fare, li adotto, li seguo, li scelgo, li voglio, li plaudo e li compro. Su 17 tracce, le sole che NON mi sento di consigliare sono: "COLOMBO" e "DARK ROOM".

Il resto è polpa da addentare avidamente.

josè leaci

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