Oggi tocca ai Baustelle, con "La Moda del Lento", a mezzanotte di questa giornata pesante, forse per il poco sonno di questi giorni, che appanna il freddo paesaggio e anestetizza la mente.
Prima traccia di questo secondo album della band toscana, aperta con accordi di pianoforte e voci, con un sottofondo di sintetizzatori che rendono il tutto un po' confusionario, fungendo da tappeto fluorescente alle voci forse fin troppo smorte. Da Baustelle insomma.
Segue una traccia due ("Arriva lo ye ye") proiettata nella musica elettronica, molto più viva, più forte, anche se non si fatica a riconoscere gli accordi tipici della band, e le inconfondibili voci, maschile e femminile. Un pezzo molto orecchiabile, giudizio positivo.
Devo dire che in quest'album i testi non sono nè particolarmente vari nè ben comprensibili, per quanto riguarda il senso delle parole..
"La canzone di Alain Delon", compaiono dei fiati, "com'ero bello quando stavi con me"... bello, ma basta con le mene sulle ragazzine, pianti, e cazzate equivalenti.
Tuttavia musicalmente è un bel pezzo, ma bisogna dirlo, fatichiamo a scostarci dagli schemi soliti, e non è un complimento.
Segue "Love Affair", singolo assieme ad Arriva lo Ye Ye, un testo più spinto e incalzante, sottolineato anche dal maggiore entusiasmo di questa voce... "sarà peccato, sarà reato, la prima volta, strapparsi gli slip?". Metà canzone è strumentale, assisto a uno spettacolare utilizzo di synth per generare un assolo coinvolgente nonostante la scarsezza di armonia, 10 e lode solo per questo sfumando ad libitum, notevole idea.
Nelle seguenti tracce, di nuovo un pesante utilizzo di synth con suoni di ogni genere, ricordando gli anni 80, ma siamo nel 2003 all'uscita di quest'album.
Qualche stacco simpatico, qualche idea carina ma pochi sviluppi.
"Mademoiselle Boyfriend" segna quella che pare la traccia migliore, grazie soprattutto al dolce giro di chitarra e all'accattivante gioco stereofonico di un tono quasi puro, che all'apparenza insopportabile finisce per girarti e rigirarti la mente.
Anche la seguente "La Settimana Bianca" cattura la mia sempre più volatile attenzione, in un pop classico con un bel bel testo... "negativi vivi, esistenzialisti tristi, quarti arrivati, ai campionati di discesa libera all'inferno".
In fondo sì, questo album mi risulta fastidioso, sia per le voci sibilanti e smorte, che per la mancanza di innovazione. Poco entusiasmo, anche se si nota sempre più verso la fine un bel crescendo di emozioni. Ma troppo poco.
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