Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, i Baustelle rappresentano una delle più illuminanti speranze per la nuova canzone d’autore italiana. Corteggiati dalla label indipendente Venus, i Baustelle licenziano il loro secondo album.
La moda del lento inizia in punta di piedi. Cin Cin, infatti, è una deliziosa ballata scandita da semplici note di un pianoforte, due voci e poco altro. Iniziano dall’essenziale, i Baustelle, per metterci a nostro agio, per introdurci al loro mondo. Ne sono certo. Già dal secondo pezzo i ritmi si fanno appena più sostenuti e un po’ meno intimi. Ed è un piacere perché ci si rende un po’ più consapevoli che questo pugno di canzoni cresceranno ascolto dopo ascolto ed anche ciò che inizialmente non ci convince poi ci esalterà.
Irresistibili paiono, infatti, La canzone di Alain Delon (solo sul titolo uno ci scommetterebbe) con la sua atmosfera un po’ alla francese, il singolo Love affair con un testo a dir poco toccante e un suono vagamente ’60.
Le note si stratificano maggiormente in Il seno, complice una cascata di archi che decora una melodia già di per sé affascinante. Nota di colore di queste canzoni sono, oltre agli arrangiamenti e alle sgargianti melodie, i testi colmi di una poetica che di tanto in tanto odora di beat generation.
La moda del lento potrebbe fare male (molto male) per svariate ragioni, ma nello stesso tempo blandisce e sa cullare come pochi sanno fare. Con ironia ed eleganza non comuni.
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