Oggi vorrei parlarvi dei Bay City Rollers.
Un nome che ai più potrà sembrare assolutamente sconosciuto, ma che a metà degli anni '70 rappresentò nell'Inghilterra del periodo intermediario tra la fine del glam e l'avvento del punk un fenomeno commerciale e mediatico vicinissimo a quello dei primi Beatles e dello Ziggy Stardust.
In quanto appassionato di glam rock e del bubblegum dei seventies mi sono avvicinato alla loro parabola e devo dire che quella di questa band scozzese è una di quelle storie per cui vale davvero la pena di spendere qualche parola, se non altro è indicativa di quanto i meccanismi dell'industria musicale (e dello spettacolo in generale) siano sempre stati un perfido e attraente specchietto per le allodole capace di creare degli autentici idoli per poi disfarsene senza pietà al primo cambio di vento, lasciando quei sorrisi gentili e quei visi puliti scelti appositamente per i poster nelle camerette delle ragazzine in balia di tragedie personali e discese agli inferi senza soluzione di continuità.
Nonostante non manchi il tributo di qualche affezionato, anche nel web i Bay City Rollers sono pressoché ignorati, con l'eccezione di qualche quarantenne nostalgico... eppure esattamente 20 anni fa, nell'anno di grazia 1975, questo gruppo infilò una lunga serie di singoli nella top ten britannica, arrivando a sfondare persino negli U.S.A. con quello che sarà il loro brano più celebre, "Saturday Night".
I Bay City Rollers iniziarono ad emergere, appena ventenni, nella prima metà del 1974 dopo alcuni singoli di scarso successo: il calo dei T.Rex e l'abdicazione di Ziggy Stardust avevano creato un vuoto di immagine della barcollante scena glam che i troppo sofisticati Roxy Music e i troppo duri Slade non potevano riempire.
Nel giro di 7 mesi, spuntarono dal nulla questi Rollers che puntarono a una immagine fresca, da "bravi ragazzi", tenute assolutamente sgargianti e kitsch nella migliore tradizione dell'abbigliamento dell'epoca, e un bubblegum pop con la decisa propensione nell'accattivarsi il pubblico (per lo più femminile) under 18, con testi innocui e mielosi... praticamente, una versione ripulita degli Sweet.
Nel giro di un anno, la band finisce nelle copertine di tutte le riviste musicali e non, serie e facete, con singoli al n.1 in classifica, scene di isteria ai concerti e successo di massa negli States... la "rollermania" impazzava, addirittura la proposta di un programma televisivo tutto per loro.
Nel '76 le prime crepe, nonostante altri hits, con alcuni sospetti di sessionmen utilizzati per suonare nei dischi, e nei primi mesi del '77, di ritorno da un tour in Australia, la fine: il punk e la new wave sono al loro punto di massimo splendore, le zeppe e il pop adolescenziale dei BCR (anche se alcuni membri della band si lamentarono di essere stati costretti dai manager a comporre canzoni melodiche "nauseabonde") divenne immediatamente passato, ridicolo, insulso... da reietti dello showbiz britannico e idoli delle ragazze, i Rollers iniziarono un calvario interminabile, penoso da raccontare.
Ho letto di trasferte fallimentari in Giappone, svariati tentativi di suicidio, truffe da parte dei loro manager (pare che i Rollers nonostante più di 10 milioni di dischi venduti abbiano visto davvero pochi soldi delle loro royalties), arresti per droga e per omicidio colposo e avventure sempre più squallide fino all'arresto recente del batterista, trovato con 6.000 immagini di pornografia per pedofili scaricate da internet.
La triste vicenda di questa band dimenticata da (quasi) tutti dopo avere toccato la gloria per qualche minuto è esemplare e si presta a una lunga serie di interpretazioni, collegate anche al fenomeno delle boy band di questi ultimi anni: ad ogni modo, come disse Rupert Pupkin, meglio essere "re per una notte" che coglione per tutta la vita.
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