Lo so. Il nome ridicolo non aiuta (non lo è anche “la barba di Spock”, dopotutto?) ma il pesce-barba è davvero un animale notevole: lo sfoggio di tecnica non va a discapito del divertimento che sa procurare.
Ci è voluto un po' per rendermene conto, ma la musica che fanno questi quattro mattacchioni - guidati da quella che pare la controparte svedese di Jack Black - mi esalta. Spiazzato ai primi ascolti, dicevo, alla fine l'impressione che rimane è davvero ottima.
Un disco di progressive eclettico, fresco, pur riprendendo il prog più classico (in “Harmony” sembrano i Gentle Giant, e nel resto del disco ce n'è per tutti gli appassionati dei grandi dei '70).
A differenza della parte II (e n'do sta, mi direte voi? Eccola qui, recensita tra l'altro molto bene, anche se io la pallocca in più gliel'avrei data.. eh sì.), questa prima rata del lotto è più riflessiva, sia nei toni più malinconici delle melodie (“Sunrise” è struggente nel suo incedere) che nei testi, davvero molto emozionanti e ben costruiti. L'attacco della semiacustica “Afternoon Conversation” ad esempio, è denso di sentimento: la classica canzone ottima per prendersi il the delle cinque con la tua ragazza, insomma. Lo stesso mood sognante vien ripreso nella bellissima “Dark Poet”.
“And Never Know” comincia in puro stile Mars Volta, e prepara quella che a mio parere è il capolavoro del disco, la long track “Roulette”. Qui i nostri scandinavi spaziano dalla ballata alla marcia circense con estro davvero raro. “Same Old Song”, canzone finale, riprende il tema di “Sunrise” dopo un viaggio indietro nel tempo fino al 1976 circa.
E pensare che c'è chi ancora dice che il prog è musica fredda e fatta solo di tecnica fine a se stessa.
Grazie di smentirli, pesce-barba.
Voto: 4,5/5
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