Intitolandosi "Aria" il pezzo di apertura di questo cd, saremmo pronti ad ascoltare un brano per voce solista con accompagnamento strumentale: senonché la solista – in questo caso una soprano – fa di tutto per non farsi notare e anzi "si nasconde" dietro l'ensemble enunciando brandelli vocali in luogo di melodie: il risultato è una musica nervosa, vivace ma ispirata dalla poetica del frammento invece che dalla discorsività.
Il pezzo è stato scritto nel 1998-99 per un organico essenziale: voce femminile e 6 strumenti. Beat Furrer, compositore nato in Svizzera nel 1954 ma da decenni attivo in Austria, è uno che non si sottrae ai problemi più delicati della composizione musicale oggi, primo fra tutti l'acquisire un linguaggio personale, riuscire a smarcarsi da elucubrazioni teoriche cercando di dire, ammesso che sia possibile, qualcosa di nuovo.
Così "Aria" sembrerebbe un titolo ironico, visto che la soprano non intona mai un vero e proprio fraseggio ricorrendo invece a onomatopee, sussurri, enfasi su certi suoni consonantici (come la s) e così via. Se qui la soprano non canta, inutile sorprendersi se nel brano successivo c'è un violoncello che non suona, quasi. "Solo" è il titolo del brano, scritto nel 2000, e di nuovo sembra in agguato l'ironia.
Qui la sfida è rappresentata dal fatto di costruire un brano molto lungo (22 minuti) affidato a un solo strumento, che per giunta produce un inventario di micro-eventi musicali utilizzando varie tecniche (pizzicati, corde stoppate, glissandi, eccetera). La scrittura è lacerata; il violoncello che conoscevamo, quello che si lancia in languide melodie, un ricordo. Al contrario, assistiamo in "Solo" alla frantumazione del tessuto musicale, dove sembra che essendo già detto tutto - musicalmente parlando - la via d'uscita sia il ricorso, per fare musica, a fattori sonori extra-musicali.
Atteggiamento cinico, potrebbe dire qualcuno a proposito di questo compositore. O disincantato, piuttosto. Il terzo brano del cd, "Gaspra" per un ensemble di sette musicisti, è del 1988 e per quanto più tradizionale come concezione, conferma alcune delle caratteristiche di questo compositore: organico ridotto all'osso, scrittura precisa e minuziosa che fa assaporare i suoni quasi uno alla volta e che a tratti scatta in brusche esplosioni. Una musica non facile, quella di Beat Furrer, che non vuole cambiare il mondo ma lo descrive con efficacia com'è adesso: già cambiato.
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