Con l'approssimarsi degli anni Novanta, i Beat Happening di Calvin Johnson, dopo aver creato dal nulla una realtà realmente indipendente (anche dalle dinamiche dello stesso circuito indipendente, per etica ed estetica), iniziarono a prendere coscienza dei propri mezzi.
Il candore pudico, a sua volta maschera di una 'morbosità' ben celata, esternato tramite esplosioni naif quali "Beat Happening" e l'opus "Jamboree" - rappresentanti il qui ed ora in quanto espressione attuale e concretamente reale, slegata da iter tecnici, retorici e 'adulti' - inizia qui a scremarsi, fino a fondersi con la progressiva crescita musicale del terzetto di Olympia. Il che, in termini pratici, viene tradotto in arricchimento del bagaglio sonoro e della gamma di espedienti, come anche di registrazione meno approssimativa e lo-fi (affermazione, questa, pur sempre da rapportare e limitare al micro universo Beat Happening, ancor prima che K Records).
Non è un caso che l'apertura delle danze venga affidata ad "Other Side", il primo duetto tra Heather Lewis e Calvin Johnson, e che a chiudere l'album trovino posto i picchi elettrici di "Ponytail", poetica romantica su un tappeto di chitarre quasi Shoegaze. In vetrina tutto il 'solito' range di soluzioni - a loro volta divenute marchio di fabbrica - a disposizione del terzetto: filastrocche al sapor di mela ("Playhouse"), monotoni raga chitarristici ("Black Candy"), one man show Calviniani ("Gravedigger Blues"), reminiscenze Crampsiane ("Pajama Party In A Haunted Jive"), candidi Rock'n'Roll per voce femminile ("Knick Knack") e, soprattutto, bordate melodiche dalla forte portata innodica ("Cast A Shadow").
"Black Candy" è il progetto più ambizioso, fin lì pubblicato dai Beat Happening, con lo sguardo rivolto ben oltre Olympia, ma perde ai punti rispetto al predecessore ("Jamboree"), proprio perché nel processo di autocompiacimento meta musicale è andata un pò smarrita l'immediatezza compositiva che aveva reso grandi infantilità come "Indian Summer","Bad Seeds" o addirittura "Ask Me" (dove l'etica dei Beat Happening veniva svelata in pieno, con la presa di coscienza graduale della Lewis, con il trascorrere del brano). Mancavano ancora un paio d'anni per l'International Pop Underground, ma Johnson e i suoi già guardavano oltre. D'altronde questo non è che il primo passo verso il canto del cigno "You Turn Me On", che chiuderà (ad un anno appunto dal festival di cui sopra) in maniera splendida un'epopea totalmente indipendente e faro per la generazione post 1991, che la stessa K Records continuerà a documentare diligentemente, fino ai giorni nostri.
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