Pochi, semplici ingredienti. Tre esseri umani (tra cui uno con voce maschile, e uno con voce femminile). Una chitarra comprata al supermercato (è una chitarra Sears, come dire una chitarra della Standa, anche se risale ormai a uno o due decenni prima, ed è stata più probabilmente trovata in una cantina o al banco dei pegni). Un amplificatore la cui tecnologia, almeno a giudicare dal sound, non è molto più avanzata (non fa molta differenza una volta che la manopola del volume è girata al massimo per sputare fuori una bella distorsione vintage anni ’60). Rullante e timpano. Microfono e “impianto voce”. I tre esseri umani si scambiano di tanto in tanto gli strumenti.
Si sono incontrati in una cittadina universitaria molto pace e amore (tra gli studenti, giovani intellettuali di sinistra; ma i locals, boscaioli in camicia a quadri, li odiano e prendono a sassate i bar dove si incontrano) tra i boschi del nord-ovest. Coltivano una certa ambiguità sessuale. Indossano cardigan. Un giorno i Big Black all’apice del loro, per così dire, successo suonano nella città vicina e Calvin (l’essere umano dalla voce maschile) non si fa vedere. Ma dove eri finito? Dovevo lavarmi i capelli, spiega Calvin.
Formano una band e la chiamano Beat Happening. Decisione di trasferirsi in Giappone, l’unico paese del mondo dove essere americani sia ancora cool, per inseguire il successo. Rimangono alcuni mesi in Giappone. Non trovano il successo. Fanno però in tempo a realizzare un demotape: tape nel senso di nastro: una audiocassetta, come usava allora. Sulla copertina scrivono: recorded in Japan. Cool. Calvin disegna un coniglietto, uno sgorbio molto stilizzato. Diventa il loro marchio di fabbrica. Mettono su un’etichetta per produrre e distribuire la loro musica e quella dei loro amici. K records. In questa prima fase della loro carriera, nei loro testi “honey pot” (vaso di miele) fa rima con “I love you a lot” (ti amo un sacco).
Nei primi anni ’90 concerto nella patria della musica grunge (e anche patria loro, quasi), con numerosi gruppi locali dal largo seguito. Il Beat Happening sale sul palco verso la fine e Calvin si presenta alle migliaia di spettatori (il grunge si sta trasformando in un fenomeno di massa): speriamo di non deludervi. Siamo diversi dai gruppi che hanno suonato prima di noi. Noi siamo punk rock. E poi hanno fatto venire giù il teatro, pare (o lo stadio, o il palazzo del ghiaccio, o il parco pubblico...).
In questo periodo realizzano You turn me on, tu mi ecciti, il loro ultimo album. E` successo che sono entrati in contatto con Stuart Moxham, ex Young Marble Giants, che di You turn me on è il produttore. Il matrimonio funziona; il Beat Happening si evolve mantenendo intatta la spontaneità degli esordi. Un brano, il primo, vince il confronto con tutti gli altri. Tiger trap, trappola per tigri. Mi ecciti, ti voglio. Isso il jolly roger sull’albero maestro e come un pirata mi metto a caccia del tuo tesoro, il tuo scrigno segreto protetto da mille catene. Ma trovo solo il tenero uncino della trappola per tigri: sono preso nella tua tenera trappola. Per me è la canzone più rappresentativa del Beat Happening; o almeno la canzone più rappresentativa di Calvin Johnson. Calvin è questo, credo: un avventuriero che attraverso il sesso, o l’amore, o una imprecisata miscela di entrambi, cerca di superare la terra incognita che lo separa dalle altre persone, dal loro mistero, dal loro scrigno segreto. Vuole appropriarsene, quasi. L’amore ai tempi della cultura pop.
Finisce che il Beat Happening si scioglie, tutti tranne Calvin sono stanchi di restare oscuri e, soprattutto, squattrinati nonostante gli immensi sforzi, autoproduzione, tour europei. Il secondo elemento maschile del Beat Happening trova lavoro come commesso in una libreria. L’elemento femminile non so. Dietro a K records continua a esserci Calvin. E Calvin continua a scrivere canzoni, e a cantarle.
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