"Journey Through The End Of Life" è il primo full-lenght dei Beatrik gruppo che trova la sua mente in Frozen Glare Smara, personaggio alquanto affascinante e persona colta che è stata capace di sviluppare una profonda riflessione sulla vita e sulla morte in questo stupendo lavoro.

Parlo di un gruppo nostrano che ha le sue origini in Trentino Alto Adige e si ispira così inevitabilmente ai suoi paesaggi, ai suoi odori e alle sue sensazioni. L'album esce nel 2002 nonostante il gruppo già esistesse da alcuni anni e alcuni demo prima. Alla batteria troviamo Vidharr, mentre di ogni altro strumento si occupa Frozen Smara che, ricordo, è la mente anche dei 'Tenebrae in Perpetuum', il suo secondo progetto sempre insieme a Vidharr come drummer.

Il cd presenta come nodo centrale del suo concept la morte e tutto ciò che essa influenza sia nella natura che nell'uomo; l'uomo infatti sa che prima o poi dovrà morire e allo stesso tempo sa che quando lo farà dovrà abbandnare tutto per sempre. Questo non può che provocare un profondo senso di disperazione, angoscia, paura, tristezza ed è proprio di tali sensazioni che l'album è impregnato in ogni minima parte.
Partiamo da "Buried Among Skeletal Woods" traccia iniziale che ci parla dell'autunno, stagione preferita come soggetto e ispirazione dai Beatrik, e descrive gli alberi spogli, tristi e privi di vita parlandoci di un contatto con la natura e la morte che spesso dimentichiamo o evitiamo perchè troppo angosciante. L'inizio è lento e cadenzato, il riff semplice ma efficacissimo per sorprenderci con la sua bellissima negatività, la batteria lo segue in maniera esemplare; poi uno scatto centrale di velocità, tutto precipita vorticosamente per poi tornare da dove era iniziato.

La seconda song invece "To Feel The End Near" parte contrariamente alla prima in maniera più decisa e veloce, lasciando spazio dopo qualche minuto a una parte di chitarra triste e desolante che si conclude con un finale drammatico e quasi tragico ma sempre lento il quale a sua volta torna alla fase iniziale più veloce. "The Caron Embrace" sembra darci un momento di pace e di riflessione sulla realtà umana che si crede forte e immortale, rivelandosi invece inerme di fronte alla morte, di fronte all'abbraccio di Charon.
La quarta traccia invece porta il nome della band: "Beatrik" e nella sua rapidità e infernalità racconta del mostro Beatrik, mostro degli Inferi che con i sui cani demoniaci cerca la morte dell'umanità sulla terra; ed è proprio con il testo di "Beatrik" che appare il legame del gruppo con la propria regione ed i propri luoghi di appartenenza: la leggenda del mostro infatti è propria dei posti in cui vive Smara.

Eccoci allora al quinto brano "The Last Down" un primo monumento alla morte nonchè un capolavoro di tristezza mista alla disperazione per una morte che ci sembra così vicina e incalzante; il riff ci fa comprendere che la fine della vita si avvicina a noi piano ma costantemente, giorno e notte, la batteria sostiene tutto ciò grazie alla maestria di Vidharr, la fase centrale sembra cercare qualcosa per poi trovarla in un finale inabissante e talmente empatico da fare in modo che ognuno carpisca solo sensazioni dannatamente reali e angoscianti, pare coì di averle già provate qualche volta in una remota zona della nostra anima. La frase finale è emblematica: "...Death wins all." già, la morte vince tutto.
Si giunge così al termine del cd con la Title Track, il secondo monumento alla morte, un'altro diperato pensiero a tutto primo di crollare definitivamente per mano dell Signora Oscura, Frozen Glare Smara azzecca ogni particolare di questo brano, Vidharr pure lo segue come sempre fin'ora, le parti di chitarra sempre semplici e facili da assimilare, ma cariche di malinconia e depressione ci investono in modo da farci inginocchiare senza speranza di fronte a ciò che non possiamo capire, ma soltanto subire.

Chiude l'album la cover "Spells Of Destruction" di Burzum eseguita molto bene, ma di cui si è parlato abbondantemente nei capitoli Vikernes. A mio parere l'album trova la sua vera conclusione nella track 6, in ogni caso trovo che sia perfetto anche così. Concludo tessendo le lodi dei Beatrik e del loro lavoro che i rivela completo e molto bello in ogni suo anfratto portandoci alla conoscenza di un artista che rimarrà sempre fra i grandi di questo genere.

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