Non sappiamo quali motivi possano aver spinto i Beatsteaks ad inaugurare, proprio con questo album, una nuova stagione della loro brillante carriera. Ma fatto sta che dal 2007, anno d'uscita di "Limbo Messiah", ad oggi, le cose alla band berlinese sembrano girare per il verso giusto.

Forse erano stanchi dei vari "Punkorama" e delle solite compilation hardcore. O magari si sentivano "Appagati" dalle continue apparizioni su riviste tematiche per "Skater, snowborder, surfer" ecc.

Chi può saperlo in fin dei conti ???

Forse perchè arrugginiti dalle innumerevoli serate, dalle oceaniche folle del "Deconstraction tour", "Warped tour", "Rock I'm ring" in giro per il mondo...Mha! Possibile, ma quantomeno improbabile. Cominciamo allora distinguendo alcune nette differenze, o se volete, cambiamenti rispetto ai lavori precedenti:

I suoni innanzitutto. Qui sono più caldi rispetto alle atmosfere estreme dei vecchi tempi; non che ci dispiacessero ma in effetti le canzoni "Confezionate" a regola d'arte, risplendono per la maggiore cura del dettaglio sonoro. E' coinvolgente poi l'alternanza dei vari registri presenti nella tracklist, che per intero consta di undici brani inediti. Il punk come puro esercizio di stile, come attitudine, come struttura ritmica, come unica forma mentis inizia a questo punto ad annoiarli. Ed ecco dunque prefigurarsi nuove esigenti richieste, nuovi stili da sperimentare.

Aprono le danze nel miglior modo possibile: l'intreccio di chitarre nell'intro di "As i Please" è geniale, solido, come lo è del resto la potente linea di voce che marchia a fuoco la prima strofa. L'incastro ritmico è perfetto: il refrain fa letteralmente cavalcare il brano, confondendosi fra le trame di uno stoner rock in chiave moderna. Soprattutto sull'attacco. La sezione ritmica ti tira una sberla in pieno viso, e perdipiù su di una rasatura fresca fresca di barbiere.

Segue il singolo estratto. "Jane Became Insane" è un riff da spiaggia per così dire; 4 accordi in battere reggono l'intero giro. Spogliato di qualsiasi effetto speciale, dritto, ed efficace, quasi a voler ostentare un paragone con i "Mammasantissima" Rancid.

Tim Armstrong e compagni in questo brano avrebbero tanto voluto partecipare ai coretti, ma credo non siano stati invitati a prenderne parte...

"Sharp Cool & Collected" ha invece il sapore di un punk più classico. Se Armin, il cantante, non improvvisasse una sorta di "Scat", trasformando il brano in qualcosa di più originale, ed indovinando l'incastro a sincrono sull'ostinato della batteria. Un brano tutto d'un fiato. Di breve minutaggio.

Del resto anche altri brani dell'album, suonano più serrati e scorrevoli. E' questo il caso di "Bad Brains", " E-G-O", dalle venature new wave, "Demon's galore": qui il vocalist da il meglio di se. Spara degli acuti tremendi. Da brivido.

Di un'altra pasta risulta essere il secondo singolo "Cut Of The Top" . Il ritmo reggae qui lo accusano vibrare alla bocca dello stomaco fino ad estendere la vibrazione gradualmente agli strumenti. Un volume adeguato su questo pezzo suggerirà anche a voi le stesse sensazioni. Provare per credere. C'è da dire inoltre che non sembra un pezzo reggae di quelli fatti apposta per riempire un disco altrimenti monotono e monocromatico.Anzi è vero proprio il contrario. Il gruppo crede nella produzione di Moses Schneider, tanto da usare per questo singolo un'effettistica performante, sapientemente dosata ; ci sono Moog in controtempo, timbales, e bassi sub in quantità. Tutto quanto serve a realizzare il beat reggae contaminato dal dub e dallo Ska-punk contemporaneo.

"Meantime" ultimo estratto da Limbo Messiah, resta però forse la più convincente.

"....Take me away to be closer.." ti sta  urlando dritto in faccia Armin, e in men che non si dica, ti ritrovi a venerare i  mille colori che sprigiona il suo screaming. In questo i Beatsteaks si distinguono dagli altri gruppi punk dei nostri giorni. Oltre ad essere tecnicamente dotati, ad avere ed a trasmettere una tale carica, hanno un arma in più. Ciò che distingue una Band con la B maiuscola da tutte le altre: le grandi capacità interpretative della voce solista ora potente ed urlata, ora seducente e cristallina, il tutto sostenuto da una solida base ritmica.

"She Was Great" . Ve la consiglio se siete alla perenne ricerca di una canzone da dedicare ad una  lei, e non  avete alcuna intenzione d'infestare l'etere con il Massimo di Cataldo di turno... La base è funky, anzi volendo essere pignoli si tratta prioprio di un "Motown".Voci in falsetto e controcanto di tutto rispetto.Soul amici debaseriani. Soul funky addirittura, e chi se lo sarebbe mai aspettato da 5 pankettoni tedeschi.Una chitarrina minuscola sul monocorda ossessivo occupa il ritornello, donando quel surplus di movimento e di rock che non stona mai.

In conclusione una prova davvero degna. Una band che nel complesso non avresti mai creduto capace di tali nuove suggestioni. Partiti da un garage della periferia metropolitana, inseguono quel sogno dapprima nei locali e nei centri sociali di Berlino. Poi sui palchi tedeschi più prestigiosi, fino ad arrivare al top, suonando praticamente con tutti (Nofx, Pennywise, Lag wagon, Faith No More e tanti tanti altri ancora). Quella lena, quella passione, quella gioia mai esaurita. Quella tenacia che infiamma e che ti proietta ad inseguire e a rendere reale ciò che credevi solo frutto di sinapsi celebrali. Di band punk ne spuntano una ogni nanosecondo, ma di stelle una ogni intera generazione. Siamo fortunati a trovarci proprio in quella giusta. Siamo fortunati ad esserci! 

Emilio Pantuliano 

Carico i commenti...  con calma