Spesso album davvero eccezionali passano inosservati o, perlomeno, vengono dimenticati quasi subito. Ed è soltanto grazie al passaparola di internet che si riescono a scoprire tali gemme.

Texturology è una di queste: il terzo lavoro del dj e produttore inglese Beaumont Hannant, uscito nel '94 (anno piuttosto prolifico per il nostro, considerate le tre uscite sulla lunga distanza ed un'immensità di remix), è un album di rara intensità e compattezza che suona tuttora moderno ed affascinante. Questi settantadue minuti di musica approfondiscono intelligentemente vari linguaggi dell'elettronica nineties, forgiando un ibrido di dinamiche IDM ed eccitazione house.

Si parte chiaramente carichissimi con un estatico baccanale in grado di far perdere la testa a chiunque in qualunque club serio, Teqtonik è veramente splendida e ballarla lo è ancora di più... Vague già rallenta un pochino, ma sotto sotto un cuore caldo pulsa frenetico e certo la sua presenza infetta di gioiosa ansia quegli evocativi tappeti ambient, apparentemente imperturbabili. Le scansioni ritmiche che aprono Lannamarou dichiarano l'amore dell'autore per l'hip-hop e si svolgono su atipici suoni quasi acustici eppure così gelidi, l'entrata in scena della cassa e di quei liquidi accordi di synth apre porte nuove alla mente.
Crouton è il capolavoro assoluto, dieci minuti durante i quali si passa da Detroit alla Foresta Nera a Bristol senza avvertimenti e ci si trova catapultati nel vortice onirico e catartico del ritmo e delle sfumature, così preziose e così leggere.
Oblique rallenta assai il ritmo e stupisce nell'incrociare sapientemente panorami lisergici-elettronici con calde venature etniche, neanche fossimo davanti al nucleo più intimo degli Invasori Del Cuore guidati da Jah Wobble. La successiva Woven Textures aggiorna i Tangerine Dream e le loro inquiete sinfonie all'epoca dei computer, mentre Morphus si fa leggermente disturbante senza per questo perdere di fascino o ritmo.

Insomma questo Texturology ha quasi tutte le carte in regola per essere un vero masterpiece, recuperatelo al più presto e crogiolatevi nelle sue note, ricorderete come erano creativi gli anni '90: dietro i lustrini ed i jeans strappati, dietro ai clamori mediatici c'era chi faceva grande musica e se la gloria e le grandi masse non se ne sono accorte sono soltanto cavoli loro. Noi intanto godiamo e non importa neanche se siamo un poco in ritardo.

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