Dopo i tre Grammy Awards vinti (un po’ inaspettatamente) per “Morning Phase” del 2014 (Album of the Year, Best Engineered Album, Non-Classical e Best Rock Album), la carriera di Beck ha subito improvvisamente una nuova impennata, per quanto la qualità nel corso degli anni non sia mai mancata nella sua proposta.
La curiosità per questo nuovo, tredicesimo, album in studio “Colors” era quindi molto alta, soprattutto perché ogni album del genietto stanutitense è, come tradizione, storia a sé. La produzione è affidata all’ormai lanciatissimo Greg Kurstin, ex tastierista dello stesso Beck che in un solo anno ha infilato nient’altro che successi (Adele, Foo Fighters, Liam Gallagher).
Se “Morning Phase”, infatti, era un gran disco folk (per stessa ammissione dell’autore una sorta di compagno del fondamentale “Sea Change”), stavolta Beck si mostra in una veste spudoratamente pop. In uno dei momenti di massima diffusione del genere in questione, Hansen decide di dimostrare di saperlo fare, e magari di saperlo fare meglio.
Il risultato? Un buon disco, con dei buoni singoli, a tratti persino ottimi (il divertentissimo pop futurista di “Wow”, secondo di quattro singoli spalmati in due anni prima dell’uscita dell’album), ma che manca un pochettino dell’anima del predecessore. D’altronde Beck ci ha abituati così: ogni sua creatura è parte di un viaggio sempre nuovo, sin dagli esordi.
Dalla tracklist ed apripista sino alla chiusura col lo spudorato e divertente singolone “Dreams”, funk sfacciato arricchito da un deciso intermezzo indie rock, “Colors” è un viaggio coloratissimo (titolo azzeccato, c’è poco da dire) tra mondi vari e diversi tra loro. C’è il Prince più commerciale della riuscita “Seventh Heaven”, l’altenative rock tra Weezer ed Ok Go imbastardito con l’hip hop di “I’m So Free”, la rielaborazione beatlesiana in chiave moderna di “Dear Life”, i Coldplay più incisivi e meno sornioni e “Fix Me”, i Police di “No Distraction” e i Phoenix di “Square One”.
Un disco non fondamentale ma divertentissimo, una tavolozza piena di suoni e colori che vede un artista poliedrico come Beck divertirsi come non mai. Certo, dalla penna del biondo cantautore sono uscite cose nettamente migliori, ma questo “Colors” piace ed è indubbiamente molto coinvolgente. Forse l’unico modo (se è il migliore è presto per dirlo) per licenziare un disco che non subisse eccessivamente un parallelo con il bellissimo “Morning Phase”.
Traccia migliore: “Wow”
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