Dopo l’incredibile e meritato successo ottenuto con i precedenti "Mellow Gold" e "Odelay", il dottor Beck-Stein confeziona un album di svolta rispetto alle sonorità schizofreniche precedenti.
Da vita quindi a "Midnite Vultures", un disco plastificato, innovativo, ma che a partire dalla copertina è perfettamente in linea con i contenuti. Alla ricerca di un ideale kitsch di fine millennio, Beck ci dà la sua interpretazione a 360° della black music in tutte le sue sfumature.
Ed ecco l’ibrida Sexx Laws che frulla, in un solo esplosivo cocktail, Wilson Pickett, Sly Stone, Herb Pedersen; alzi la mano chi avrebbe mai pensato di ascoltare il suo banjo e una lap steel in un simile contesto.
Ed ecco che affiorano i Beatles e l’electropop dei primi anni ’80. Ma sicuramente il punto di riferimento è Prince, basta scoltare Nicotine&Gravy (dove compare la chitarra di Johnny Marr, ex The Smiths), Peaches&Cream e Debra.
Sicuramente non all’altezza dei precedenti due lavori, ma comunque un’ottimo album.
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