Ci sarà molto di personale in questa recensione. Poco tempo fa, alcune settimane prima che cominciasse a circolare in rete la notizia di un nuovo album di Beck, per pura coincidenza mi ritrovai a riascoltare frequentemente i suoi vecchi dischi e, in particolar modo, "Sea Change". In verità, era da parecchio tempo che non ascoltavo nulla di Beck e mi ritrovai a realizzare che erano ben sei anni che non pubblicava alcunchè e che, fondamentalmente, il vecchio Hansen mi mancava. Fu quindi con divertito entusiasmo che accolsi la notizia di una sua nuova fatica ispirata proprio a Sea Change...un po' come il messaggio che ti arriva da un cugino lontano proprio mentre stai pensando a lui. Morning Phase dunque.

Una breve intro strumentale e "Morning", splendida ballata che di Sea Change sembra quasi una vera e propria outtake, ci trasporta immediatamente indietro di dodici anni, spianando però ogni melensa nostalgia grazie alla semplice ineccepibile bellezza delle sue linee melodiche. Per l'occasione Beck arruola esattamente gli stessi musicisti d'allora, che, sulla stessa linea, trascinano le seguenti "Heart is a drum", "Say Goodbye", "Blue Moon", e così a seguire tutte le altre, fino alla fine dell'opera. Le differenze con il suo ideale predecessore dunque sono davvero da cercarsi con il lanternino. Gli arrangiamenti d'archi di  "The Wave"? Un'idea che già in "Sea Change" ritrovavamo in "Round the bend". Un certo piglio country un po' più marcato nelle tracce finali del disco? Può essere. Ma non è in queste considerazioni che troveremo il punto di forza di "Morning Phase". La vera buona novella è che, come "Sea Change", anche questo disco si compone di semplicissime canzoni che si potrebbero cantare la sera attorno a un falò. I trucchi ci sono, ma è il nudo e crudo formato sea-song a farla da padrone. La buona novella è dunque che si è ancora di fronte a un artista capace di scrivere belle canzoni che per stare in piedi non hanno bisogno di alcun effetto speciale.

Considerato che Beck, ove volesse, di effetti speciali ne saprebbe tirare fuori a mille, in sostanza questa buona novella è che il signor Hansen è semplicemente di nuovo fra noi.

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