E? singolare come i due dischi più attesi dell'autunno 2002 (Up di Peter Gabriel e Sea Change di Beck) siano stati decisamente album crepuscolari, privi delle euforie che avevano caratterizzato i loro lavori precedenti. Se nell?opera di Peter Gabriel, malgrado i nove lunghi anni di attesa, è possibile tracciare un continuum con i lavori precedenti ? in parte tradendo le aspettative di quanti si attendevano una piccola rivoluzione o quanto meno evoluzione - la stessa cosa non si può dire per il cd dell'allora trentaduenne americano Beck Hansen. Sea Change è un disco per molti versi sconvolgente, che testimonia l?eclettismo dell?autore.
Un eclettismo mai fine a se stesso, come dimostrano i suggestivi dodici brani contenuti in questo album (vecchio oramai di tre anni e già superato cronologicamente da un nuovo lavoro) che racconta la fine di una lunga storia d?amore, la sua storia d'amore. Chi ha ancora in mente le sonorità di Midnite Vultures (il precedente album del 1999), rimarrà spiazzato, ma decisamente non deluso. Le sonorità solari, caleidoscopiche, dell?album di tre anni più vecchio, spariscono per lasciare spazio ad una musica più intimista, la cui matrice - per stessa ammissione di Beck- è ?il suono acustico chiaro e pulito che regnava nella California degli anni '70?. Il funky colorato di Midnite Vultures, si trasforma in un suono dai forti sapori folk, superbamente arrangiato e realizzato, che non disdegna in alcune occasioni l?utilizzo misurato di un?intera orchestra.
"Guess I'm Doing Fine", "The Golden Age", "Lonesome Tears", sono a mio avviso i brani più belli dell?album.
Chissà se parte del merito spetta anche al produttore Nigel Godrich (vedi Radiohead) con il quale Beck ammette di lavorarci meglio di chiunque altro, per la capacità di lasciarsi coinvolgere nei lavori in cui crede. Chissà se il dolore per la tormentata fine della storia d?amore fra Beck e la sua compagna sia la fonte di quella linfa vitale che scorre nelle arterie di questo piccolo capolavoro musicale, quel dolore a volte indispensabile nelle opere che lasciano il segno. Chissà in quanti saranno a voler accettare fino in fondo le metamorfosi temporanea di un artista senza paraocchi e sempre alla ricerca di qualcosa di diverso, che ha deciso di potersi permettere questo lusso.
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