Recensire un disco metal è sempre un'impresa, soprattutto per uno come me che tende inevitabilmente a sopravvalutare il genere, visto che lo ama follemente. Scusate... ma non lo faccio apposta, cerco di essere critico, ma alla fine mi ritrovo a (de!)scrivere sempre di ciò che mi piace, o quantomeno mi colpisce, mi sorprende
I Behemoth colpiscono, vanno dritto a segno, devastano senza pietà al loro passaggio. Solitamente ci metto un po' di tempo a "digerire" questo tipo di sound, che è freddo, cupo, oserei direi glaciale: stiamo parlando di una band black "convertita" al death (passatemi l'espressione...).

Questo disco, come ribadisco anche dopo, possiede la qualità di essere fondamentalmente accessibile, pur essendo "pesantissimo": questo perché quando gli strumentisti sanno suonare, sanno "riempire", sanno anche farsi ascoltare. Non è facile. Difficile obiettare qualcosa sul piano della tecnica, tantomeno su quello stilistico. La voce e le feroci schitarrate di Nergal, coniungate ad un suo gusto inusuale per gli assoli (e ne sentirete diversi splendidi), alcuni arpeggi atmosferici, alcune cambi di tempo degni dei migliori gruppi prog, il batterista Inferno preciso come un orologio, mi hanno procurato un piacere immenso. Il bassista Orion non si sente moltissimo, ma c'è: per qualcuno questa esasperazione dei "medi-alti" sarà un difetto, per me è una scelta stilistica ben precisa - simile a quella degli Immortal - che rende l'idea di un suono che evoca il gelo più assoluto. Buon lavoro anche da parte del bassista, comunque: sound molto consistente e compatto. Se avete presente la furia degli Immortal e la tecnica dei Nile (tra l'altro, il chitarrista del combo "egittologo" Karl Sanders esegue un asssolo in "Xul") potete avere un'idea di come suoni "demigod".

Questa che segue è un'impressione molto soggettiva: il disco è iper-tecnico e iper-veloce e iper growl, ma è "ascoltabile" (ehm, già li sento, i puristi... :)), "fluido", come... che so, "Reign in Blood" degli Slayer. Questo gruppo di polacchi mostra una abilità ed un'originalità davvero fuori dal comune, e conferma che quando si parla di musica bisognerebbe abbandonare ogni nazionalismo... dieci anni fa, infatti, ce la menavano col death americano, poi col black norvegese, poi col death svedese (il death svedese...), poi col rock italiano, con quello inglese ...senza contare che "ogni tanto" ci sono ANCHE band validisssime brasiliane, polacche, jugoslave, greche o giapponesi, sì poco note ma spesso superiori ai blasonati similari made in USA, England & CO. E noi che imperterriti ci facciamo le pippe con quello che ci propinano i (pseudo) giornali musicali... meno male che esiste l'underground (e internet)!
I behemoth, infatti, rientrano nella (felice) "categoria" del metal "underground & nessun-compromesso": ritmiche serrate, sonorità ricche di dissonanze, esasperazione massima dell'uso del growling (la voce la sento un po' filtrata, magari mi sbaglio: senza trovare in ciò nulla di male, per carità). La produzione è decisamente all'altezza, anche nei momenti più caotici si riesce a discernere ogni nota.

Concludo: se amate le sonorità minimali, e siete disposti a sentire un po' di cupo (death/black) metal come non se ne sentiva da tempo, accomodatevi pure... "all things stir in me with joy and suffering my sermon stead fast and proud there is nothing but god in me"

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