Non c'è dubbio, è tramite l'odoroso nome di battaglia che i Belzebong si giocano la prima impressione. Con me quella volta se la sono giocata bene direi: null'altro che coerenti portatori di tante grasse vibrazioni ed allucinazioni in risonanza.

Un suono pieno di buona zavorra, bello pesante, che passa e lascia impronte da mammoth in tutto quel verde; ma che nel greenferno le fiamme servano ad altro si sapeva già. Uno di quei dischi che sembra circondi lentamente dall'inizio alla fine come fumo diffuso (che dovrebbe esserci, s'intenda).

Probabile che non freghi a nessuno, ma qui un salto ogni tanto mi tocca: produzione very gradevole che sembra impasti mattoni morbidi. Di nuovo, probabile che non freghi a nessuno, ma dal vivo sanno indolezire a dover.

Quindi: lenti, verdi, suoni obesi, lenti, electric wizard, verdi, mattoni morbidi.
Interamente strumentale, come il primo.
Uguale al primo.

LP

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