Pur non rinunciando a recarmi ogni tanto al cinema, devo ammettere che la piattaforma Netflix vanta una vasta scelta di titoli. E " Seberg" (titolo italiano " Seberg - Nel mirino") mi ha subìto incuriosito e, per quanto non lo abbia poi trovato soddisfacente, mi sento comunque di segnalarlo. Non foss'altro per il destino cinico e baro che colpì la protagonista del film di Benedict Andrews, ovvero l' attrice Jean Seberg ( interpretata qui nel miglior modo possibile da Kristen Stewart) sia da viva, sia dopo il misterioso decesso nel 1979 a soli 40 anni. Infatti, oggigiorno pochi ricordano quella che fu una delle migliori attrici, nonché musa, della Nouvelle Vague francese. Eppure, ai suoi tempi, Jean Seberg era unanimamente apprezzata.
Ma il film " Seberg" illustra quanto le successe quando, verso la fine degli anni '60, già affermata soprattutto in Europa ritornò nella nazione originaria, ovvero gli USA, per recitare in alcuni film. Il fatto è che, in quel frangente storico, tutto il mondo occidentale e non solo gli USA, ribolliva di tensioni sociali e contestazioni studentesche. Jean Seberg prese molto a cuore la causa dei diritti civili a favore degli afroamericani, tanto da finanziare generosamente le Black Panthers. Ovviamente per l' americana FBI ( tanto campione di paranoia al punto di spiare e pedinare, a suo tempo, perfino John Lennon espressosi su posizioni politiche radicali) l' attrice doveva essere tenuta d' occhio per renderle la vita un inferno. Per lei, donna sensibile, fragile e insicura, sarà l' inizio della fine tanto da indurla, pochi anni dopo, a lasciare gli USA e rientrare in Francia a fianco del marito Roman Gary. Ormai affetta da timori di pedinamenti a suo danno e vittima di ricorrenti crisi depressive, morirà forse suicida nel 1979.
Volutamente non ho voluto anticipare molto dell' intreccio del film, che mi è parso un diligente ma incompleto resoconto del pedinamento subito da Jean Seberg. Sì perché, così come viene esposta la vicenda, sembra quasi che l' attrice aderisca impetuosamente alla causa delle Black Panthers forse più attratta da uno degli esponenti del gruppo, ovvero Hakim Jamal, aitante afroamericano. E di costui si sorvola sul comportamento violento e manesco nei confronti di Seberg, che subì pure botte dall' amante Jamal , ben determinato a spillarle soldi per la buona causa della liberazione del popolo nero . Oppure il regista pare quasi farci intendere che quanto compiuto dalla protagonista sia stato influenzato dal cosidetto spirito dell'epoca tale per cui era " cool" impegnarsi politicamente?
Fatto sta che la pellicola resta un po' in superficie, romanza sui dubbi di un agente FBI intento a seguire la protagonista per incastrarla. Non ricorda che l' attrice, donna colta e sensibile e sottilmente portata al martirio, ebbe sempre a cuore la causa e le sorti degli ultimi. Un vero peccato, a fronte della mimetica interpretazione di Kristen Stewart.
Ma almeno, a favore del film di Andrews, va ascritto il merito di aver rievocato un' incredibile vicenda che investì una donna generosa e sfortunata. E allora tutto questo può stimolare il recupero di vecchi film importanti nella seconda metà del secolo scorso in cui ella recitò e non solo nel capolavoro "A bout de souffle" di Godard, ma anche (fra le altre) in un' opera cosidetta minore di Chabrol come " Criminal story". Giusto per notare come, quando la cinepresa inquadrava Jean Seberg, era come se un raggio di sole squarciasse la scena.
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