A questo Ep fu sufficiente fare bella mostra di sé (copertina bellissima ed evocativa) su uno scafale in un (allora) ben noto negozio di dischi, ehmmm, diciamo "underground" (ops, mi sa che ho detto troppo, a buon intenditore...), per far sì che il sottoscritto consumasse letteralmente i solchi del vinile, più qualche cartilagine del rachide cervicale.
Da allora sono passati ben 15 anni e si sentono, perché se allora i cari, vecchi, possenti Benediction, band di Birmingham nota oltre per la comunque fulgida carriera, anche per aver portato alla ribalta il buon "Barney" Greenway che li abbandono (in modo amichevole direi) all'indomani della pubblicazione del loro primo album "Subconsciuos Terror", potevano essere considerati come una death metal band di punta della scena estrema, ora quella scena è andata talmente oltre in violenza sonora espressa, che la sensazione che si ha ascoltando questo piacevolissimo "Dark is the Season" è quella di sentire qualcosa che si avvicina di più ad una forma di heavy metal sabbathiano vitaminizzato da scorribande proto-death molto semplici, mai eccessivamente veloci, ma davvero ricche di melodie groovy.
E' certamente vero che valutare con un voto positivo un Ep composto di 5 brani, di cui solo 3 inediti, poiché le conclusive "Jumping at shadow" ed "Experimental stage" (ad ogni modo due ottime songs ma inferiori dal punto di vista della produzione) altro non sono che due versioni perfettamente identiche alle originali contenute rispettivamente su "The grand leveller" e sul già citato debut, non è operazione semplice.
E pero... e però i pezzi "nuovi" suonavano e suonano tuttora benissimo, pathos e potenza, grande atmosfera e la giusta dose di melodia funerea che impreziosisce il death metal molto canonico che i nostri hanno sempre saputo metter in piedi. L'opener "Foetus Noose" (il cambio di tempo centrale sul mid tempos è stranissimo, ma molte efficace) ne è un chiaro esempio e così anche la terza e più votata al doom title track, mostra un gran tiro ed una potenza statica notevolissima (ed aggiungo anche che mi fa sempre molto piacere, in quest'epoca metal dominata dalle registrazioni bombastiche ed oltremodo elaborate, sentire ampli completamente saturi di una sanissima distorsione "naturale"), per non parlare del finale acustico molto sofferto ed intimistico. In conclusione mi sono permesso di lasciarvi la chicca, cioè la cover propostaci dai nostri del classico (ed è il caso di dirlo) metal "Forged in Fire" degli ossianici e mitologici Anvil, con nientepopodimenoche il transfuga Greenway alle vocals, dannatamente violentate rispetto all'originale, per un'allegra rimpatriata a colpi di incudine e martello. Devastante.
Forse non sarà il top del genere o il top raggiunto dai Benediction o quant'altro vogliate eccepire, ma "Dark is the Season", a mio avviso rimane un disco piacevolissimo, che magari in qualche lugubre pomeriggio novembrino, vi accompagnerà in un rallentato ma distensivo headbanging.
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