"If you hear it, not just listen to it superficially, you become aware of something very dark". Così disse Leonard Bernstein a proposito della musica di Benjamin Britten, ed in Peter Grimes, la sua opera di maggior successo, lo si percepisce in maniera assai evidente, ma per me Britten non era solo questo. Non era solamente un artista troppo sensibile e complicato per essere in armonia col mondo, io lo vedo anche, e soprattutto, come un grande combattente, un uomo definito prima di tutto dalla sua incrollabile passione, dalla caparbietà con cui si è impegnato nel promuovere non solo la sua musica ma anche quella di altri compositori, in anni in cui l'opera, ma più in generale tutta la musica generalmente definita "classica", perdeva inesorabilmente appeal e prestigio presso il pubblico generalista.
Benjamin Britten è stato l'ultimo vero grande operista e una meravigliosa anomalia, mai del tutto parte di una corrente artistica, mai in grado, o mai interessato, a formarne una lui stesso, nel 1945 affronta per la prima volta la sfida del dramma lirico e lo fà con un'opera tanto unica quanto lo era lui stesso, carica di tutti i suoi demoni, i grandi interrogativi, la sua visione del mondo. Pur non avendone scritto in prima persona il libretto, è evidente come in Peter Grimes Britten abbia messo molto di sè stesso, con grande coraggio e sincerità. Peter Grimes, sotto molti aspetti, è un lavoro molto più verista di molte opere veriste più o meno propriamente dette, non và sicuramente approcciato con la stessa mentalità con cui si ascolterebbe un'opera ottocentesca, eppure, pur con le sue atmosfere cupe, disincantate, a volte spoglie, non risulta mai sterile, stridente, brutta per il gusto di esserlo. Bellezza e melodia sono ciò che definisce l'Opera, e Peter Grimes trabocca di entrambe.
Colpisce immediatamente quell'inizio secco, quasi senza alcun preambolo strumentale: Peter Grimes sotto processo, il contrasto tra il fraseggio pedante, da opera buffa, del magistrato Swallow e il canto sincero, tormentato, completamente privo di affettazione del protagonista, e lo struggente duetto con la protagonista femminile, Ellen Orford, che conclude la scena. Ed è proprio questo senso del dramma immediato, vivido, diretto a definire l'estetica dell'opera, costantemente carica di momenti forti, siano essi crudi e disperati o venati di triste lirismo, oppure di amara ironia. Gli interludi del mare, intermezzi strumentali che bilanciano e arricchiscono una struttura che altrimenti risulterebbe eccessivamente dominata dai recitativi, sono strategicamente piazzati ad ogni cambio di scenario e di atmosfera, ed è proprio sulla melodia del primo interludio che è basato quel meraviglioso, ipnotico coro che compare per la prima volta all'inizio della vicenda per poi concluderla, assicurando così un finale di rara potenza espressiva.
Peter Grimes è un personaggio tragico, un uomo emarginato e oppresso da pregiudizi e pettegolezzi ma troppo ostinato e orgoglioso, troppo incatenato al suo ambiente e alla sua vita di sempre per riuscire a ripartire veramente. Il ruolo è stato scritto per Peter Pears, tenore con una voce piccola, più da camera che da teatro e un timbro caratteristicamente nasale, caratteristiche che lo rendevano assolutamente inadatto a ruoli drammatici classici, come ad esempio Otello o Guglielmo Ratcliff, eppure è lui l'originale Peter Grimes, perfetto nella recitazione, abilissimo nel tratteggiare ogni complessa sfumatura nel personaggio, dal suo vertiginoso apice lirico, l'aria "Now the Great Bear and Pleiades" a quello drammatico, lo straziante monologo finale, in cui l'orchestra tace e il protagonista sprofonda nell'abisso della sconfitta e della disperazione.
Ellen Orford, l'anima più gentile dell'opera, invece è un ruolo molto più definito, lirico-spinto e non lontano da certe eroine pucciniane; un ruolo meraviglioso che illumina di sensibilità, altruismo e calore umano il paesaggio freddo e fosco di questo dramma; "Let her among you" nel primo atto, "Glitter of waves" nel secondo, "Embroidery in childhood" nel terzo, questo personaggio ispira a Benjamin Britten melodie più vicine al melodramma tradizionale, aggiungendo così un'ulteriore aspetto a quest'opera tanto sfaccettata quanto magistralmente organica. C'è infine il resto del popolino, con i suoi alti e bassi, che, proprio come nella realtà, nel condannare il presunto mostro si esprime con voce corale; a proposito di realismo, spiccano in odiosità il predicatore metodista e soprattutto la bigotta Mrs. Sedley, che incarnano perfettamente comunissimi disvalori umani.
Peter Grimes non è tra le opere che consiglierei come primo approccio a questa forma d'arte, eppure la sua bellezza e l'universalità del suo messaggio, trasmessa da un libretto in cui poesia e realismo si intrecciano armonicamente, la rendono un capolavoro di inestimabile valore. E per apprezzarlo pienamente, dubito si possa avere di meglio che questo opera-film del 1969 prodotto dalla BBC, ovviamente con Peter Pears come Peter Grimes, Heather Harper, straordinaria e criminalmente sottovalutata, nel ruolo di Ellen e lo stesso Britten a dirigere l'orchestra. Semplicemente, la Perfezione.
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