Il Bepi è uno strano personaggio con tanto di cappello bianco un po' alla cow-boy, baffi spioventi e lunghi capelli biondi che si aggira da un po' di tempo tra la bergamasca e il bresciano.
C'è chi dice che sia un americano arrivato fin lì chissà come, qualcuno dice che è di Bergamo, c'è chi dice che non si capisce da dove venga. In realtà il Bepi è di Rovetta, in val Seriana, e sta diventando negli ultimi anni un'autentica istituzione (non scherzo: sul livello di Davide Van De Sfroos) da quelle parti. Oltretutto unisce, oltre a grandissime doti di personaggio un po' cabarettistico e molto caratteristico di queste parti, anche una grande abilità musicale.
Propone un folk-rock dalla grande godibilità, ben coadiuvato dai suoi fidi e bravi Prismas, cioè il batterista Stefano il Guidone Orobico, il bassista Mauro Sèt Carico, dai chitarristi Stephan Còchet Coscrèt de Mauro e Simù de Milà, dal tastierista Ray Riturnèl e dalla corista Luisa Contadinella Ucraina, oltrechè da Matteo Burtulòt Barbèta, l'ingegnere del suono.
Le storie che il Bepi racconta sono spaccati della vita quotidiana della zona, dall'inno per l'idolo locale (Rovetta è lo stesso paese del ciclista Paolo Savoldelli, che oltretutto canta con Bepi nella canzone "Falco Saoldèl", a lui dedicata, a una spiacevole avventura che tra l'altro recentemente è capitata anche a me, cioè trovarsi in macchina dietro a due camion, non trovare mai il modo per sorpassarli e, appena vi si riesce… tac! Paletta dei carabinieri con relativa multa e tre punti in meno sulla patente. D'altronde chi conosce le strade della Val Cavallina, della Val Seriana e della Val Camonica lo sa bene ("I dù camios").
"Bigio BG" è un simpatico country da far west, mentre bellissima è "Bank blues", cioè un blues che è un "tranquillo" colloquio tra cliente e banchiere, che inizia con il cliente infuriato perchè non riesce a prelevare un po' di soldini per comprarsi il camper e si conclude con il banchiere che lo "abbindola" con una "solussione" che possa soddisfare sia il cliente che, soprattutto, la banca… Da schiantarsi per le risate. Poi c'è una buona presa in giro delle superstar musicali con tutte le loro manie di grandezza quando vanno in tour ("Dicono che sul contratto c'è che vogliono le bistecche, sciroppo d'acero e vogliono il camerino con i muri dipinti di rosso e con profumi di Shanghai").
"Cara… " è la dimostrazione che per essere "rock-blues" non occorre per forza essere in qualche zona americana, ma si può anche vivere in una valle lombarda e avere a disposizione semplicemente una Abarth 112 del papà. Una buona dose di rock'n'roll viene data da "Moto Gussi R&R", (non spiego il testo, è da ascoltare!) . Poi c'è l'inno alla squadra del cuore, la sua è l'Atalanta. Si parla poi di una comunissima avventura in ambulatorio con relative attese e code. "Reginaldo", tutto sommato, mi sembra l'unico pezzo su cui si può sorvolare, mentre "I boròle de Tone" è un pezzo che, più che essere heavy-metal, sembra che prenda un po' di mira certe esagerazioni proprie dei gruppi heavy-metal.
Alla fine c'è anche una spassosissima parodia di Enrico Musiani con "Oia ‘ffa nent", dove il gruppo dei Prismas dimostra di sapersela cavare bene anche con il liscio…
Il tutto viene chiuso da un gustoso colloquio fra un DJ di una radio locale, Tony Tranquillo, e una serie di "bizzarri" ascoltatori invitati a votare la "miglior band interplanetaria del secolo" in una gara tra i Rolling Stones e Bepi & the Prismas. Chi vince ve lo lascio immaginare…
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