La clinica più famosa d'America continua ad ospitare personaggi osessivi come Jill e la nuova Miss Borderline, ma sempre soggetti celebri e interessanti.
Si la band torna con un ep dal titolo "Uncool", contro le mode, come una sassata scagliata contro uno specchio, contro la fighettaggine del mondo indie, contro le gonne a pois mentre strangolano qualcuno con un cravattino colorato o lo strozzano con una barretta fluo giù per la gola e mentre sbraitano questi nuovi fantastici pezzi.
La copertina è placida e cruda, come la stessa ragazza anoressica della foto rannicchiata a terra con un impeccabile smalto nero ai piedi. Questo è un ottimo riassunto del lavoro sprizzante di tonalità sanguinee, come il cuscino a forma di cuore pugnalato, perché quel tipo di violenza è completamente pazza e prima donna.
I Betty Ford Center continuano la loro crociata contro chi utilizza la musica per quello che non è, ovvero un qualcosa di stiloso come i Velvet Underground stampati su t-shirt alla moda e borse varie (tra non molto farà figo vedere anche le siringhe con cui Cobain si bucava).
La musica vera non ha  stile, più stile,  ma colpisce il cuore e sfancula l'intero sistema emotivo!
Il precedente lavoro "Enjoy The Rehab" era un'altra bomba con melodie sghembe  che non uscivano più dalla propria mente, un demo che non sembrava un demo e Uncool continua su quella strada su quel sentiero di mattoni gialli devastato da un nuovo uragano. Cinque brani che riconducono  l'ascoltatore negli anni 90,  perché degli anni 90 non se ne potrà mai fare a meno, soprattutto dopo questo ep!
Il lavoro questa volta è prodotto interamente da Matteo Cifelli, ovvero l'uomo attratto dalle band di  deviati mentali (come ama citare Lucia Rehab!) un eccellente supervisore complice dei Betty Ford. Il sound è altamente professionale ma nello stesso tempo genuino e graffiante e una composizione stilistica originalissima degna di un'ottima personalità, sembra davvero che la band abbia vissuto tra le mura del famoso centro californiano.
Apre la devastante "Jill The Ripper" mentre Lucia urla disperata come se avesse bevuto dello sciroppo di ciliegia mischiato con dell'acido, Tiziano stupra la batteria e Max disegna ricami altamente definiti col suo basso!
"Pets Fight" malata e provocante è ossessiva, diversa dalla versione live proposta in precedenza, lievemente  frenetica, con un inizio meno esplosivo ma ancora più inquietante e l'angoscia sale in una centrifuga senza fine. Mentre la si ascolta non si può che pensare alle atmosfere claustrofobiche che predominavano in casa Hudson, perché Bianca e Jane in realtà sono ancora intrappolate li dentro inconsapevoli che sarà una condanna divertente ed eterna!
La claustrofobia scoppia di nuovo, dopo la lotta degli animali, nell'inno Indie Die, il sangue di maiale gettato su Carrie nel celebre romanzo di Stephen King cade sulla reginetta  della situazione, con il suo odore fresco che schizza ovunque e l'inferno si scatena, Carrie non ne uscirà viva mentre Tiziano colpisce sempre più forte, un'esplosione perfetta.
"Silly Pop Song" è la penultima perla, la "ballata del disco" di tutto si tratta tranne che di una ballata, è una donna affascinante ma devastata che la notte ama insanguinare i suoi merletti, che inizia a sussurarti nell'orecchio ma non potendosi trattenere esplode accompagnata da una coda noise degna dei migliori Sonic Youth e del celebre Pretty On The Inside targato Hole, perché è uno sfogo liberatorio, perché è terapeutico perché dopo tutto sempre di riabilitazione si parla ed ecco infatti arrivare la già celebre hit "Miss Borderline" riregistrata in una versione più professionale e altrettanto graffiante ma soprattutto scoppiata, per questo piace! The queen of borderline!

Dopo un simile ascolto personalmente non voglio mai più uscire dalla riabilitazione, quella che aveva aperto i battenti con "Enjoy the Rehab", perché il mondo è corrotto e sporco e i Betty Ford Center sono la giusta cura, come continue dosi di metadone eterno.

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