Il primo album dei romani Betty Poison (ex Betty Ford Center, cambio di nome dovuto a problemi legali con la nota clinica americana dove si riabilitano le stars) vede luce nel febbraio 2009, dopo un eccitante ep le aspettative sono più che ricompensate: ottimo lavoro che ha fruttato alla band tre tour internazionali di cui due in Europa e uno negli Stati Uniti, scelti due volte come opening act di Courtney Love e i suoni nuovi Hole, e voluti come colonna sonora con un brano inedito intitolato "Time" nello spot della European Culture in cui il testimonial d'eccezione è Anton Perich, fotografo ufficiale di Andy Warhol e della Factory.

La splendida copertina retrò celebra perfettamente il Betty mood: una donna elegante in abito da sera e collana di perle, completamente devastata mentre è distesa su un letto circondata di alcolici e psicofarmaci, scena ambientata in una stanza vittoriana come fosse un quadro della belle époque. All'interno di "Poison for you" c'è di tutto: la voce graffiante della frontwoman Lucia Rehab, un sound grezzo ma al contempo scintillante curato nel dettaglio, testi eccessiavamente schiettti, gli anni novanta e gli anni duemila, sudore, veleno, vita, dolcezza e passione in abbondanza. Ben diciassette pezzi per un album d'esordio che appaiono come una raccolta di singoli, tra tutto questo materiale non c'è nulla che possa apparire come un riempitivo, e in genere con tanti brani il rischio c'è.

L'album è prodotto da Matteo Cifelli e anticipato dallo sbraitante singolo "Psychovicious" di cui viene diretto un videoclip claustrofobico isprato alla sindrome di Stoccolma, dove nasce una relazione malata tra vittima e carnefice all'interno di un manicomio, il video insieme ad altri brani è stato incluso nel dvd del film "Megiddo" distribuito dalla 20th Century Fox. Il brano apre "Poison for you" seguito velocemente da altre feroci tracce tra cui "Slave", "It", "Fuck Twice", e ancora l'inno anti-male di sempre, ovvero i cervelli vuoti, "Paris Hilton up your ass" ottimo pezzo anche questo accompagnato da un videoclip che ripropone tutti gli stereotipi di personaggi vuoti e appariscenti. La title track invece è uno dei momenti più riflessivi imbevuta in atmosfere di bellezza malinconica con la voce della frontwoman che difficilmente si dimentica. Discorso simile anche per "Goodbye song". Di nuvo suoni e chitarre distorte in "Anna Nicole" crudo sogno di sesso selvaggio con la defunta Anna Nicole Smith ascoltando il testo: " Rape your tits and fuck your holes, I just wanna you to tuch me 'cause we're frying...Anna I'm coming!". Si susseguono "Jill the ripper", "Suburban victims", "Kaminski", "Boogeyman" e probabilmente uno dei migliori brani del lotto "The big noise" cattivo e liberatorio come pochi pezzi attuali in circolazione.

Chiudono le danze la tenebrosa "Silly pop song" (e anche questo singolo accompagnato da un videoclip funereo che lascia senza fiato) sussurrata e ruggente, l'altro inno "Indie die" e la dolcezza ammaliante della ballatona "Senseless" che recita: "I don't think I'm special 'cause I'm a slut and sluts are just open holes".

Un signor esordio, una scorpacciata di rock, post punk e riabilitazione che presto avrà un seguito con il nuovo album. Enjoy their rehab.

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