Prendi un pezzo Doo Wop e trasformalo in Soul Music. Ma proprio Soul Music.
Musica dell'anima, fino in fondo. Solo che l'anima ha la forma del corpo, contro un altro corpo. Il sangue la porta. Enfia. Pompa lo scrigno del cuore.

Bettye dapprima sussurra più asciutta e tagliente del silenzio. Poi canta in un modo, da poter dir solo, sublime. Ogni parola gravita nell'aria, carica di desiderio e gonfia di carezze (ai limiti della dicotomia indispensabile-superfluo). Come faccia, non è dato sapere. Se non sentire. Sentire ogni parola che pronuncia, ogni sillaba che distilla, vera per noi e di colore dell'aria.
Neanche vogliamo che la canzone raggiunga nella realtà la sua forma autentica, realizzi la sua figura di goccia del pianto. Basta un fremito.
La fessura di un bacio sgrana lo spicciolo dal tesoro nascosto.

Il tempo è una certezza da dilatare o una suggestione da appiattire?

Se senti quell'arpeggio al principio e se senti quando lei attacca come un angelo scuro e inesorabile, difficilmente potrai dire che ci siano due inizi migliori (in un succedersi). Io, posso dire solo che non lo sapevo. Né lo so. Ma mi sento imbelle!
La mattina voglio svegliarmi sempre così. For a million years. E la sera esser tenuto stretto.

Per questo, grazie Bettye.

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