Beyonce Knowles ovvero pensieri in libertà sul vuoto cosmico:
la musica è fatta da tanti generi; e i generi non sono tutti uguali: alcuni sono come le spighe di grano, altri come la gramigna, che infesta le coltivazioni e rovina i raccolti (scusate l'incipit messianico). Il genere gramigna per eccellenza è quello che il sottoscritto si rifiuta pervicacemente e coscienziosamente di chiamare musica pop: è quel tipo di "musica" studiato a tavolino da esperti di marketing finanziati da case discografiche e multinazionali, alla cui nascita ha largamente contribuito MTV, il canale "musicale" delle apparenze e del vuoto di contenuti, che con una fredda arroganza ai limiti del diabolico impone gusti e detta nuove tendenze, sceglie cosa è cool e cosa è uncool, esibisce in un agghiacciante freak show i cessi in oro tempestato di diamanti della villa di Mariah Carey e uno stuolo di strappone disposte ad incularsi le rispettive madri pur di diventare le "migliori amiche" di Paris Hilton o entrare nelle Girlicious, eredi designate Pussycat Dolls.
L'espressione in musica di tale bassezza di costumi ha prodotto miriadi di erbacce infestanti che soffocano i veri musicisti e creano generazioni di teenagers lobotomizzati; alcune, come i Backstreet Boys, ormai fanno quasi tenerezza; altre, come le già citate Pussycat Dolls o Katy Perry, sono palesemente fenomeni da baraccone, e per questo risibili e quasi innocui: l'espressione più subdola e strisciante dell'erbaccia-music è costituita da quelle persone che sono ben consapevoli del loro potere mediatico, che lo usano coscienziosamente per entrare nella stanza dei bottoni dell'estabilishment e diventare delle macchine da soldi viventi, dei brand a 360 gradi e delle icone ammirate, invidiate e sempre sulla bocca (e nel portafoglio) di tutti.
Ovviamente la decana, la maestra indiscussa tutte queste amenità non può essere che Madonna, ma lungi da me sprecare anche solo un secondo del mio tempo a scrivere di lei; potrei dirvi di Justin Timberlake, ma onestamente non saprei proprio che cavolo dire, potrei parlarvi di Jennifer Lopez, personaggio ormai in declino e talmente sciatto e volgare da definirsi da sé, oppure potrei parlarvi della "diva del soul", di Beyoncé Knowles, la strappona botolosa che ci squadra dalla copertina del suo ultimo album con quello sguardo vitreo e arrogante che sembra dire più o meno: "eh, lo vedi che gran gnocca che sono, sfigatello che hai appena contribuito a rimpinguare il mio conto in banca?"
La bella (?) Beyonce è un po' l'incarnazione vivente del prototipo di arrivista cafona tanto sbandierato dalla MTV culture: sbucata dal niente, entrata in una girl-band (le Destiny's Child, quelle di "Ammasurvaivar, ammnotgonnagivap, ammnotgonstop, amgonworcarder", ve la ricordate?), da cui puntualmente emerge con la sua brava carriera solita, fortemente spinta dal fidanzato Jay-Z, rinomato pappone scopritore tra gli altri anche di Rihanna (ah, quando si dice l'ammòre vero e sincero...). Tralasciando tutte le secchiate di bile che vorrei riversare su tracotanti dimostrazioni di paraculaggine e cattivo gusto spacciate per black/rn'b music come "03 Bonnie And Clyde" o "Baby Boy" mi concentro sul "recensire" l'ultimo masterpiece, addirittura un doppio album (ci tengo a precisarlo, non un centesimo è uscito ne mai uscirà dalle mie tasche per entrare in quelle della signora Knowles), le ballads da una parte e i pezzi ar-en-bì dall'altra: preciso, scientifico, rigoroso.
Senza ascoltare tutto il disco bastano i primi due singoli per capire con chi abbiamo a che fare: la ballata "If I Were A Boy": video che sembra un fotoromanzo da rivista patinata, testo di una banalità assoluta, arrangiamenti scontatissimi e autocompiaciuti, voce miagolante che diventa insopportabile quando nel ritornello si dà allo screaming, e soprattutto "Single Ladies", che contende a "Radar" di Britney Spears e a "Move To The City" dei Guns N' Roses il titolo di canzone più truculenta e disturbante di tutti i tempi: mi rifiuto anche sono di pensare che persone intellettualmente oneste possano considerare musica questa nauseante lagna con quel battimani e quei coretti particolarmente odiosi, di cui la nostra eroina approfitta per dimenarsi coma un'anguilla e mostrare le gambe di marmo e il sederino che fa provincia, le sue migliori qualità artistiche. Il resto del disco, dall'altra ballata "Halo", se possibile ancora più tronfia e autocompiaciuta di "If I Were A Boy" alla leziosissima disco music di "Sweet Dreams" segue sempre i medesimi clichè squallidi e ipocriti che caratterizzano quest'algida e programmatissima imprenditrice di se stessa e altra gente che, come lei, ha fatto soldi a scapito della musica.
Premettendo che non ho nulla di personale contro la signora Knowles ma solo contro quello che rappresenta, di cui lei è uno dei più fulgidi e lampanti esempi, chiudo la mia recensione citando i credits dell'album "I Am... Sasha Fierce", che si commentano da soli:
Kory Aaron - assistant engineer, Christian Baker - assistant engineer , Tim Blacksmith - management , David Boyd - assistant engineer , Jim Caruana - engineer, mixing, vocal engineer, vocal recording, Fusako Chubachi - art direction, Tom Coyne - mastering, Ian Dench - guitar, producer, Mikkel S. Eriksen - engineer, instrumentation, Jens Gad - drums, Toby Gad - arranger, producer, engineer, instrumentation, Jean-Paul Gaultier - clothing design, Amanda Ghost - producer, Matt Green - mixing, mixing assistant, Kuk Harrell - engineer, Andrew Hey - producer, engineer, Ty Hunter - stylist, Quincy Jackson - marketing, Jim Jonsin - producer, engineer, mixing, Steven "Steven J." Jordan - drums, Juli Knapp - A&R, Beyoncé Knowles - producer, arranger, vocals, background vocals, executive producer, vocal producer, Harold Lilly - producer, Peter Lindbergh - photography, Rico Love - vocals, producer, vocal producer, Dave McCracken - producer, Jake McKim - artist coordination, Michael Paul Miller - assistant engineer, Thierry Mugler - clothing design, Dave Pensado - mixing, Mark "Spike" Stent - mixing, Chris "Tricky" Stewart - producer, Ryan Tedder - arranger, producer, engineer, instrumentation, Brian "B Luv" Thomas - engineer, Francesca Tolot - make-up, Marcos Tovar - engineer, Randy Urbanski - mixing assistant, Alexandra Velella - artist coordination, Miles Walker - engineer, Wayne Wilkins - producer, mixing, Dontae Winslow - trumpet, Andrew Wuepper - mixing assistant.
Carico i commenti... con calma