I norvegesi saranno pure dei musoni antipatici e inavvicinabili. Non sono razzista...ma certi popoli, credeteci o no, hanno delle caratteristiche piuttosto definite.
Eppure, nonostante la loro "freddezza", i norvegesi hanno dimostrato estro e fantasia. Pensiamo a The 3rd And The Mortal, Bel Canto, Motorpsycho o a determinate formazioni black metal (Mayhem, Darkthrone, Burzum e Solefald). Tutte realtà "rivoluzionarie" e certamente stuzzicanti.
Nell'elenco, però, andrebbe aggiunto un altro nome: quello dei Beyond Dawn.
Gruppo di doomster e dark, cresciuti col metal estremo ma approdati a soluzioni di tutt'altra pasta. Geniali! Ma la gente non se li incula proprio. Solito discorso, non fatemelo ripetere!
Della band, in tutta onestà, apprezzo la parte maggiormente "metal" e "Pity Love" anche se non sembra, fa parte di questa loro fase. Ma , per favore, non pensate al doom dei Cathedral o al black dei molti loro concittadini norvegesi. No. Qui il metal è un canale, non l'unico, per filtrare emozioni e stati d'animo decadenti.
Le distorsioni di chitarra sono molto diverse da quelle di My Dying Bride e Paradise Lost. La durata dei brani non è monolitica. Il basso gioca un ruolo molto importante e la voce sembra, growl a parte, più vicina a quella di un fan dei Cure piuttosto che a quella di un macho un metallaro.
C'è anche una tromba molto ma molto arrapante! Quante metal bands hanno usato la tromba? Nessuna.
E' un lento, cupo e mesto incedere quello che ci accompagna dalla prima all'ultima traccia. Espressione non del solito "goticume" ma, credetemi, della genialità di un gruppo di giovani provenienti da quella terra che, con sufficienza, ho descritto a inizio recensione.
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