Diario di bordo, Auckland, anno 2002.
Vasti orizzonti azzurri, il mare calmo, la brezza del vento che appena incita le increspatura delle onde e le magiche barche della Coppa America oggi son tutte alla secca della banchina del porto.
Passeggio godendomi il sole di questa bella giornata neozelandese in attesa che si alzi di nuovo il vento e che le barche più belle e veloci del terra fendano mare e cielo per tornare a sfidarsi ancora una volta per quello che è il trofeo velico più prestigioso e antico nel mondo dei mari.
Quest’anno a Black Magic si oppone a final tenzone un competitor che solca velocemente prati e vallate e seppur bene si sta comportando in questo mare antipodale ai suoi laghi alpini, in pochi qua sono pronti a scommettere sulla forza di questo team.
Ma oggi non tira una bava di vento e tutti son chiusi a studiar strategie finali dentro impenetrabili rimesse portuali e quartieri generali.
La cittadella intorno al porto brulica di sottobosco, non c’è l’agitazione dei momenti di gara ma la tensione per i giorni decisivi della sfida a venire si respira ormai da tempo.
Fuori da lì, tanta gente cammina, parla e vive come sempre… come sempre, quando non è giorno di gara!

Nella mia lunga passeggiata lungo i bordi dell’oceano trovo ristoro in un bar, uno tra i tanti colorati del lungomare e mentre io e i miei amici, giunti fin qua per tifare Mascalzone Latino, parliamo su quanto tempo ancora dovremmo fermarci dall’altra parte del mondo, una musica calma si ferma nell’aria, una ragazza, che qua dicon tutti di conoscere, canta le sue storie semplici e la sua voce da quel momento ci accompagnerà lungo questo viaggio come la luce del sole fa con il tempo.

Bic Runga fu una scoperta così piacevole, tanto quanto lo fu la vittoria di Bertarelli durante l’ultima entusiasmante regata.
A distanza di due anni questo disco è arrivato anche lungo le nostre coste italiane, dove però, a differenza dei suoi lidi natali, non è riuscito ad entrare in modo significativo dentro gli i-pod nostrani, assurti ormai ad essere il nuovo strumento metrico per il successo di un cantante.
Forse perché Bic Runga canta una musica adulta fatta di ritmi sincopati ma lenti, di riflessioni canore tenui come la sua voce sempre aggraziata nel non aggredire mai chi l’ascolta, un pop dolce e rilassato, mai sopra le righe e senza arrangiamenti ammiccanti alle classifiche.

“Beautiful Collision” è il compromesso australe tra la Suzanne Vega di “Solitude Standing” e la solitaria Michelle Shocked del primo agreste “The Texas Campfire Tapes”, e Bic Runga è una folk/pop singer che si ritrova a percorrere quella sottile e ideale linea canora che fu tracciata prima da Rickie Lee Jones e poi proseguita da Edie Brickell.
In fondo, questo cd ormai da tempo accompagna la mia vita, fatta di kilometri, di musica e di pensieri che trovano soluzioni di continuità nei passaggi sotto gli archi dei telepass in una mai finita teoria di città, ed io gliene sono grato.

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