Arido, svuotato di sentimenti e sensazioni. Un essere sbavante e pulsante che perpetua il giochino della vita ogni giorno sempre più stacamente. Così mi sento da tempo a questa parte e sono stato alla ricerca di qualcosa che potesse alleviare il mio stato d’animo abbattuto, qualcosa che si scagliasse coi suoi artigli su un cervello morto e che lo tirasse fuori a zannate per farlo tornare più vicino alla realtà. Questo disco è marcio di tutta la voglia di vivere repressa del XXI secolo. E’ un inno, un manifesto alle generazioni che marciscono da sole nel proprio inferno fatto dell’indifferenza più atroce.
Temi quali l’apatia, la voglia di non crescere, i troppi input dati dal rincoglionimento tecnologico e la consapevolezza del tempo come più grande ingiustizia universale attraversano le 11 schegge di questo album malato.

Il post-hardcore non ha mai saputo incarnare meglio il mal di vivere dei giorni d’oggi. Come i simili Cloud Nothings (gran bell’album anche il loro here and nowhere else) ci mettono di fronte ad un quadro desolante: non ci sono alternative, non ci sono via d’uscita, la vita è quella sporca illusione che stai vivendo e non ne vivrai di migliori. Rassegnati, anche questa musica non ci può fare un cazzo di niente.

there’s gotta be a better way, but I just can’t say what it’ll make it ok, if I had just one wish, I wish for this, I wish for justice

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