“America perduta” sottotitolo: “In viaggio attraverso gli Usa”
Dopo aver vissuto per dieci anni in Inghilterra l'autore torna in patria e l”attraversa transitando su 38 Stati su di una malconcia Chevrolet di famiglia (esattamente della madre), viaggiando quasi sempre su strade secondarie, da una città all'altra. vedendo quasi tutto ciò che aveva previsto e moltissimo di ciò che non aveva programmato.
Il presente si mescola al passato rivivendo episodi della sua fanciullezza in cui sempre in macchina la famiglia si muoveva per andare in vacanza sbagliando spesso strada grazie alla guida atipica del babbo.
Il tono del libro è molto sarcastico sia nei confronti degli americani di ogni ceto e grado (presidenti compresi da Lincoln a Reagan) che nei confronti della propria famiglia a cui non risparmia nulla sparando a zero su tic e difetti di chiunque incontri fosse giallo, rosso, nero o bianco, messicani compresi più una danese (a suo avviso bellissima).
Il libro l'ho iniziato prima di partire in Marocco una decina di giorni fa e l'ho terminato questa sera grazie anche a varie ore in cui mancava la connessione internet, mi ha fatto compagnia pure in aeroporto ed in cabina ryanair da Treviso fino a Fez.
Fin dall'inizio ero tentato di chiuderlo e leggermi qualcos'altro, più per il tono di cui sopra ma poi ricominciavo a prenderlo in mano e continuavo pigramente la lettura che malgrado non mancasse di uno humor costante pagina dopo pagina (e ce ne son ben 302) mi trascinava a cercar di capire questa razza di ehm, “statunitensi” di cui il cinema e altri libri ci mostran dei lati e qui invece totalmente degli altri, si direbbe stando al buon William "Bill" McGuire Bryson che siano tutti dei gran tontoloni di cui molti anche fuori come balconi, dai più umili agricoltori ai ranger o poliziotti in genere, dalle cameriere agli impiegati ai giocatori di slot machines ecc.
Alla fin fine son contento d'averlo letto, imparando che non tutto l'U.S.A. che luccica e oro come si crede... e niente.
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