È stato davvero faticoso arrivare a questo concerto. Il Bronson non è una meta che rientra nelle mie competenze geografiche: è la quarta volta che mi perdo per andarci. Ma questa volta la fatica è stata anche mentale. Bill Callahan è il concerto che aspetto da 6 anni, da quando ho sentito la prima canzone, da quando, subito, ho deciso che Smog era il mio artista preferito, da quando ho iniziato a leggere i suoi testi e a credere in frasi come "we are constantly on trial, it's a way to be free". Ebbene il momento è arrivato. E io sono sola. Nessuno che voglia accompagnarmi, nessuno che voglia condividere questo momento. Possibile? BILL CALLAHAN!

Sola, niente da fare. Ho lottato contro tutta la mia timidezza, e ho percorso tutti i 70 km che da bologna mi hanno portato a Ravenna (si, qualcuno in più perchè... mi sono persa).

Alasdair Roberts, non me ne voglia, l'ho evaso velocemente; a me il folk scozzese non è mai interessato granchè.

Arriva lui. Occhi bassi e in silenzio. Piedi nudi. Il sorriso di felicità arriva a coprirmi tutta la faccia. E allo stesso tempo le lacrime non si fermano. La gioia è tanta ma è pur vero che sono lì da sola.
"Thank you" e parte il primo pezzo. Come gli sono grata: "Teenage Spacesheep" mi sembra che non sia mai stata così bella, e così opportuna. Continua lentamente, con un altro pezzo lento e doloroso "Our Anniversary". Non mi accorgo nemmeno che sul palco ci sono un'altra chitarra elettrica, il basso e la batteria. Oddio, il basso si, l'audio è pessimo, il riverbero insopportabile, e solo a metà del concerto sono riusciti a calibrarlo, per poi riperderlo alla fine. Il ché è un vero peccato, la voce di Bill Callahan ne ha sofferto un po'. C'è sempre una breve pausa fra le canzoni, sembra che non sia una scaletta consolidata. Ma non si perde l'atmosfera nell'attesa. Lui si posiziona ora al centro del palco, posa rock... parte "Diamond Dancer". Ora sento tutti gli strumenti, e mi diverto tantissimo. Bill Callahan si concede senza pudore, balla, saltella, e ricorda nei movimenti Shannon Wright, anche lei ha un modo non fallocentrico di usare la chitarra, che io apprezzo molto. Insomma balla e salta, fa anche qualche smorfia. Le lacrime le ho esaurite, ma il sorriso ora mi arriva alle orecchie. Sono sola, e mi sto godendo un concerto stupendo.

Una smorfia di troppo... è saltata una corda. Chiede cortesemente scusa e il concerto si interrompe per 5 minuti. Rientrano e continua una serie di canzoni che davvero mi sorprende: ancora da "Knock Knock", da "A River Ain't Too Much to Love", e poi l'annuncio laconico: "one more". Cavolo, è durato davvero poco.

3 canzoni per il bis, "Let Me See The Colts" stirata e ipnotica, sul palco sale anche Alasdair Roberts che suona la chitarra acustica con la bottiglia di birra in mano, e poi.... E poi basta. Fine.
Poco più di un'ora di Bill Callahan e della sua band (che ha presentato ma non sono riuscita a capire i nomi).

Un concerto breve ma bellissimo. Il mio primo concerto di Bill Callahan.

In tutta fretta ritorno in auto, sempre vergognandomi di essere da sola. Metto su "Dongs of Sevotion". Imbocco come al solito la strada sbagliata per tornare a casa. Ma sorrido. "Hold on"

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