Portrait of an american family
Si chiude così, nel modo più secco, cinico e coerente, una delle più grandi serie dell'ultimo decennio.
Tre lunghi mesi di attesa, dopo la fine della prima parte della stagione finale; e dopo qualche scorrettezza di troppo (come il mostrare in grave incidente d'auto, con coinvolta la famiglia Byrde già all'inizio poi rivelatosi totalmente e stranamente innocuo, ripercorrendo così l'intera season finale sotto forma di flashback), finalmente Ozark ha una conclusione.
Ozark: origine di un fenomeno televisivo
Quando, ormai quasi cinque anni fa, Ozark fece la sua apparizione sugli schermi streaming di Netflix, forse in pochi potevano scommettere sul successo di una serie da subito - frettolosamente nonché molto superficialmente, come vedremo - ribattezzata come un clone di Breaking Bad. Era l'estate del 2017: in onda c'era quel capolavoro epocale di Twin Peaks: The Return, che assieme alla settimana stagione del Trono di Spade, aveva monopolizzato il dibattito tra appassionati del piccolo (ormai solo per convenzionale modo di dire) schermo.
Ozark venne in sordina, ma da subito, invece, mostrò il suo enorme potenziale drammatico, psicologico e visivo.
Le dinamiche, certamente simili a quelle della sopracitata serie di Vince Gilligan, seppur decodificate (l'uomo bianco della classe media che deve proteggere la sua famiglia da una minaccia esterna dai contorni criminali), erano solo la banale premessa per la creazione dell'universo Ozark. Che nel corso delle stagioni, ha saputo elevarsi fino a diventare uno dei prodotti di punta del colosso americano. Ed una delle serie più importanti e discusse degli ultimi anni, va da sé. Rilanciando il talento di un attore come Jason Bateman, abituato più a ruoli leggeri e da commedia; come lo stesso Bryan Cranston, che prima di divenire l'antieroe/villain iconico Walter White, era stato tra i protagonisti della mitica Malcolm in the Middle, sitcom simbolo dell'America dei primi anni '00.
Ozark e Breaking Bad: perché il paragone e perché è sbagliato
La relativa semplicità della tematiche messe in scena, non ha impedito a Ozark di creare momenti di pura tensione e enorme coinvolgimento emotivo. L'estetica algida, fredda, oltre ad essere visivamente suggestiva, rappresenta al meglio l'umore di una serie dove, a differenza che nel New Mexico di Breaking Bad, non c'è una divisione marcata tra bene e male nemmeno all'inizio. Infatti, se almeno inizialmente la straordinaria serie con Bryan Cranston mostrava un microcosmo da famiglia middle class totalmente all'oscuro rispetto alle improvvisate e non preventivate attività illegali del Signor White, andando a destrutturare e distruggere il mito della famiglia dal suo interno, qui la criminalità è si accompagna ad una piena condivisione e consapevolezza. Di conseguenza Ozark, se proprio deve essere paragonata a Breaking Bad, ne è una evoluzione ancora più cupa e oscura. Quasi nichilista. Senza situazioni da famiglia normale, senza grandi apparenze piccolo borghesi da salvare, personaggi rassicuranti al suo interno; né eroi tragici come l'indimenticabile Hank Schrader. Le differenze tra le due serie sono nelle sfumature e nelle molteplici variazioni sul tema.
La Terra e la ricerca della figura paterna
In Ozark il contrasto tra attaccamento alle radici e ad una terra spesso disprezzata, ma comunque sempre difesa, e la voglia di emergere e fuggire, è un punto focale della narrazione; ma soprattutto della psicologia di uno dei personaggi più rappresentativi, di certo il più amato, ovvero Ruth. La cui ricerca di una figura paterna segnerà il suo rapporto con il protagonista della vicenda, Marty Byrde. Con cui instaurerà un rapporto platonico, destinato ad essere frustrato, ma che non verrà mai reciso lungo le quattro stagioni.
E questo è proprio uno dei punti focali della serie: lo studio sulla figura paterna. Il protagonista, d'altronde, è padre di famiglia, e il suo scopo dichiarato è quello, come si diceva, di difendere i suoi cari. Marty è il perno, la figura centrale di Ozark, ed è importante studiarne attentamente la psicologia.
Sia per natura che per motivi di sopravvivenza - oltre che di professione -, Marty è un uomo distaccato, apparentemente anaffettivo e comunque obbligato al calcolo. Impossibilitato a farsi trascinare da ogni tipo di emozione. Nei confronti di Ruth si mostra talvolta protettivo (ma con scarsi risultati), riconoscente, e un sincero -seppur relativo - attaccamento/affetto è comunque presente, ma questo aspetto finirà per rimanere ugualmente, anche tragicamente, laterale rispetto al destino della ragazza. L'unico personaggio che riuscirà, per un attimo, a far emergere qualcosa di più sanguigno (almeno fino a certi, sempre isolati, momenti negli episodi finali), sarà infatti la sola Rachel. Personaggio, quest'ultimo, che riapparirà soltanto verso il finale.
Oltre a Marty, altre due figure paterne forti si attestano come estremamente negative, violente e infide. Il vero padre di Ruth e quello di Wendy. Andando così a chiudere il cerchio su una storia compromessa dall'assenza/ricerca di rapporto con la figura del padre.
Wendy Byrde: il vero villain di Ozark
Un capitolo tutto a parte, lo merita senz'altro proprio Wendy. Da subito viene presentata come moglie infedele e soprattutto il suo ruolo di complicità nei confronti del marito viene immediatamente messo in chiaro. Marty e Wendy sono insieme nella criminalità, e ne accettano rischi e privilegi. Sono fin da origine quel che Walter e Skyler divennero solo ad un certo punto e per breve tempo in Breaking Bad. Wendy è un personaggio complesso, il più interessante e stratificato in assoluto, e Laura Linney è di fronte probabilmente al ruolo della vita. Machiavellica, competitiva, ambiziosa, dotata di intelligenza, perfidia e enorme capacità di persuasione. In un tale quadro di corruzione e abiezione su più livelli, a spiccare in molti momenti è proprio lei. Una figura talvolta agghiacciante.
Conclusioni ed eredità di Ozark
L'ossessione ricorrente, ciclica e ipocrita tipicamente americana della famiglia, usata come balsamo e scusa per giustificare ogni sorta di nefandezza. Questo più di tutto resterà di Ozark. Uno dei ritratti di famiglia americana più disturbanti mai visti su piccolo schermo.
Nel corso di quattro stagioni si sono così susseguite vicende di sangue, uomini e donne hanno perso la vita, regalando parabole anche struggenti, come quella di Ben, fratello di Wendy. E non bisogna dimenticare di citare i coniugi Snell, due tra i personaggi più belli della serie. Ci sono state coppie improbabili, come nel caso di Darlene e Wyatt. Boss del cartello, sicari, sbirri marci, investigatori privati, bifolchi del Sud. Rednecks, hillbilles e hicks. Preti, campi di oppio, cadaveri sepolti sotto il cemento. Ospedali psichiatrici, fucili a canne mozze, colpi bassi, teste saltate per aria. Centinaia di milioni di dollari riciclati, nascosti, fatti sparire.
Ozark è stata una serie immensa. Un capolavoro che rimarrà nel tempo.
Indimenticabile.
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