Malgrado la carriera di questo cantautore e pianista britannico sia iniziata nel lontano 1967, non si può dire che Bill Fay abbia passato la vita facendo il musicista. Dopo due dischi psych-spiritual-country-folk-rock pubblicati tra il 1970 ("Bill Fay") e il 1971 ("Time Of The Last Persecution"), l'artista è svanito nel nulla. Di lui si sono perse le tracce per 40 (quaranta!) anni. Dimenticato da tutti e, soprattutto, perso nell'oblio del tempo impegnato, immaginiamo, semplicemente a vivere come tutti noi. Bill Fay sarebbe tornato sulle scene nel nuovo secolo, adulto, maturo, vecchio (?!?) sempre intento a raccontare la vita con uno sguardo che solo un cantautore di spessore sa avere. Stimato e citato da gente come Nick Cave e Jeff Tweedy, nel 2005 pubblica "Tomorrow, Tomorrow & Tomorrow" e poi ancora nel 2012 l'acclamato "Life Is People".
Pare quindi averci preso gusto e noi certo non possiamo che essergli grato visto che quest'ultimo "Who is The Sender?" veleggia sicuro dalle parti dell'ennesimo masterpiece, poesia e poetica e pianoforte, tutte con la "P" maiuscola. Che nessuno osi pensare che si tratti di un disco un tantino retro', di un mezzo santone strano, recuperato dal fondo dell'armadio in cui si era cacciato da un paio di cresciuti scavezzacollo che guarda caso sono anche famose rockstar? Non pensiate che questo sia il classico disco che "fa figo" citare ma che in realtà nessuno ascolta. Eh no, vi sbagliereste, questo lavoro è terribilmente del 2015, absolutamente moderno, un album che prende in grembo il meglio dell'esperienza musicale dei tempi andati e dell'esperienza di vita di un signore ormai attempato.
"Who Is the Sender?" si accoda meravigliosamente e liricamente a quanto già sviluppato in "Life Is People". La tensione emotiva è costante nelle 13 tracce grazie a maestosi arrangiamenti orchestrali che esaltano i testi di Bill sospesi tra esistenzialismo dal forte carattere religioso e pessimismo cosmico, tra spiritualità e quotidianità spiccia. I pezzi si alternano tra leggeri tocchi d'archi ("Who Is The Sender?"), fascinazioni gospel ("Bring It On Lord"), voci sussurrate, imponenti "crescendo" sinfonici ("Underneath The Sun" e "War Machine"), semplici giri di pianoforte ("How Little", da pelle d'oca), vecchie riproposizioni dal suo repertorio anni '70 ("I Hear You Calling") e tanto tanto pianoforte.
E' un capolavoro dimesso e malinconico, semplice musicalmente e universale nei contenuti. E' un capolavoro che potrebbe riscrivere le vostre classifiche di fine anno. Ma in fondo che vadano pure a fanculo tutte le liste di fine anno, "Who Is the Sender?" lo potrete ascoltare, senza alcun problema, anche fra cinquant'anni.
Tanti auguri (per i vostri prossimi cinquant'anni).
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