Bill Flanagan, in questo libro pubblicato a metà anni 90, racconta il suo anno passato in compagnia degli U2, durante lo Zoo Tour (1992/93). È un libro di un simpatizzante degli U2, non il libro di un tifoso. Lo si capisce dall’introduzione, quando l’autore mette le mani avanti dicendo che la sua etica non gli consente di scrivere solo quello che farà piacere ai membri del gruppo. E infatti ci sono passaggi in cui i nostri non fanno proprio una bella figura, come quando Bono fa una scommessa con un amico, in una discoteca, sul colore delle mutandine di una donna che sta ballando vicino a loro. Bono la chiama; la donna non fa certo resistenza ad alzarsi la gonna davanti alla rockstar, e i due amici verificano di persona. In altri punti ci sono i quattro completamente ubriachi.
Flanagan è tremendo quando, invece di giudicarli moralisticamente, cita un articolo di giornale che uscì ai tempi di “Achtung Baby”: “Le altre rockstar cominciano con gli eccessi, e poi si danno una calmata; per gli U2 è avvenuto l’opposto”. L’autore cita anche le critiche di alcuni musicisti alle canzoni degli U2: “Sono 10 anni che fanno lo stesso giro”. C’è anche spazio per parlare di Kurt Cobain, altro nemico del gruppo, che già negli anni 80 diceva: “Noi non siamo come gli U2, che fanno finta di non volere le interviste, e invece non aspettano altro”. Nel libro, Bono lo definisce un buon cantante – evitando di rispondere alle sue provocazioni. Flanagan non rinuncia neanche a citare i giornali inglesi, che accusano gli U2 di fariseismo da almeno 25 anni. Troverete la sincerità di Bono quando racconta delle sue bevute, e della furia di sua moglie: “Ho una moglie molto forte, che spesso mi sbatte fuori di casa”. La pagina più bella è quando l’autore va ad intervistare il padre di Bono, un uomo semplice, ma tosto e senza stronzate (come gli uomini di una volta) che odia il nome d’arte del figlio: “Per me sarà sempre Paul”, e che ne dice di tutti i colori quando parla di un concerto a cui ha assistito: “Non capisco perché ha detto “cazzo” tutte quelle volte. Una volta va bene; ma già alla seconda, quella parola perde ogni forza. E poi perché ha mimato un coito?”. I rapporti tra i due sono stati sempre molto tesi, ma il saggio padre conclude dicendo: “Sono tranquillo; so che non farà sciocchezze perché ha sposato Alì, una donna assolutamente meravigliosa”. La parte che riguarda Larry è davvero bella, e mostra l’umiltà del batterista che dice: “Essere il batterista di una band famosa è stato un dono di Dio”. E si parla anche di Dio in questo libro, e delle presunte apparizioni di Medjugorie. Davvero una bella pagina, che non scade mai nel devozionismo. Si parla anche del making di “Where the Streets Have No Name”, che richiese innumerevoli ore di lavoro, con Edge che non riusciva a sovrapporre le chitarre una sopra l’altra. La canzone venne completata all’ultimo minuto, e gli U2 scrissero il testo in poche ore. Vedrete Flanagan in viaggio con Edge in aereo, con i due che parlano delle varie canzoni, come “With or Without You”, che, secondo tutti, doveva finire con un climax, e invece secondo lui “la sua grandezza è nel fatto che l’assolo finale è trattenuto”. Il chitarrista parla pure del fatto che spesso la gente confonda gli U2 con Bono: “A volte penso: e io sono una merda?” Cosa sarebbero gli U2 senza Edge? Forse vi sorprenderete leggendo le parole di Bono su “Rattle and Hum”: “Farlo è stata una cazzata”.
Si parla, ovviamente, anche della fine del matrimonio di Edge, che fu il “concept” che sta dietro a una grossa parte di “Achtung Baby”, l ’anima del disco. Scoprirete, con sorpresa, che nessuno degli U2 credeva che “Achtung Baby” sarebbe stato il successo che fu, e che gli U2, inizialmente, prepararono solo un piccolo tour di supporto. Forse vi arrabbierete come me, quando scoprirete che “Zooropa” è un album “infame”, fatto quasi tutto di getto, perché, essendo in scadenza di contratto, il gruppo, che aveva previsto di fare un disco live, pensò bene di portare un disco originale al momento della rinegoziazione, e avere quindi il coltello dalla parte del manico per chiedere una cifra più grossa. Un disco fatto per soldi, come pochi altri. Un ritratto freddissimo sulla nobiltà e sulla miseria del gruppo.
Bono ha detto: “Il migliore libro scritto sugli U2”.
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